PERCHE’ IL BATTESIMO NON SI NEGA A NESSUNO

E’ lecito battezzare in chiesa il figlio di una coppia di divorziati risposati? “Certo che è lecito!”. E’ corretto impartire lo stesso rito battesimale al neonato di una coppia sposata solo civilmente? “Sì, è corretto!”. E se il bambino è stato concepito da una donna con la discutibile tecnica del cosiddetto utero in affitto col seme di un omosessuale che convive con un compagno in applicazione della tanto discussa legge sulle unioni civili? “Anche in questo caso, battezzare il bambino è lecito e corretto purché, come negli altri casi, siano sempre presenti due padrini, un uomo ed una donna uniti dal sacro vincolo del sacramento matrimoniale e osservanti della fede cristiana”. Parola di vescovo, Luigi Vari, pastore della diocesi di Gaeta, che nei giorni scorsi ha dovuto far fronte ad una valanga di interrogativi, curiosità, richieste di spiegazioni su verità canoniche previste dalle vigenti norme ecclesiastiche ma che pochi conoscono bene, esplosi quasi all’improvviso in seguito al battesimo celebrato in una parrocchia della sua diocesi di un bambino presentato da una coppia di omosessuali conviventi noti al grande pubblico, l’ex governatore della Puglia Nicki Vendola e il suo compagno Eddy Testa. Un caso delicato che il vescovo ha risolto con sapienza e in perfetta linea con le vigenti norme della Chiesa cattolica.

Il bambino battezzato si chiama Tobia ed è stato concepito in Canada col seme di Eddy Testa donato ad una donna con la tecnica dell’utero in affitto, sistema vietato tassativamente dalla legge italiana, ma consentito in altri Stati, come il Canada, dove il compagno di Vendola vive da anni per motivi di lavoro. Ma, anche se la convivenza dei due uomini non è ovviamente ammessa dalle norme canoniche, i “padri” del bambino (che hanno sempre tenuto precisare di sentirsi cattolici, Vendola in particolare non ha mai nascosto la sua ammirazione per il Papa) hanno voluto farlo battezzare in una chiesa del paese d’origine di Eddy Testa, a Suio Terme, frazione di Castelforte, in provincia di Latina, senza pubblicizzare la notizia, anche se poi tutto si è saputo ugualmente a rito avvenuto.

Richiesta accolta dal vescovo diocesano, monsignor Vari, al quale il parroco della chiesa scelta per il battesimo, San Michele Arcangelo, si era subito rivolto per avere il necessario placet. “Ed io l’ho concesso subito. Non c’era nulla in contrario. Tutto si è svolto nel rispetto dei Canoni e secondo la volontà di papa Francesco”, chiarisce monsignor Vari. Anzi, il presule tiene a precisare che “ non ho trovato nulla da ridire perchè in linea con quello che dice Papa Francesco, ovvero di non creare nuovi atei. Il Codice di Diritto Canonico, tra l’altro, come prevede l’accoglienza per i divorziati lo fa anche per situazioni del genere, tipo la richiesta di impartire il sacramento del battesimo avanzata da conviventi omosessuali, e la prima cosa è quella di tutelare i bambini” .

Nulla da dire sulla loro condizione? Si sa che il bambino è stato concepito con tecniche non lecite attraverso il seme di Eddy Testa e che Vendola è solo il suo tutore. “Alla Chiesa – spiega il vescovo – di fronte alla richiesta di impartire il battesimo a un piccolo interessa solo il bene supremo del bambino. L’importante è che sia accompagnato da due padrini regolarmente sposati e fedeli osservanti. E’ un sì che, va bene specificarlo con chiarezza, non vuol minimamente significare attenzione particolare a unioni civili o convivenze, non previste dal Codice di Diritto Canonico, come è appunto la scelta di convivenza operata dai signori Vendola e Testa”. “Giusto e corretto, quindi – puntualizza ancora il presule – far battezzare il piccolo Tobia, secondo la volontà espressa dai suoi familiari e dai padrini, che hanno garantito la massima assistenza al bambino. La disciplina della Chiesa in questi casi è chiara e non lascia margini di dubbi, perché il bene dei piccoli è primario, al di là di scelte, opinioni, modi di vivere dei loro genitori. Sta poi alla Chiesa, come insegna con lungimiranza e profondità pastorale papa Francesco, stare vicino come un ospedale da campo a chi soffre, alle famiglie ferite, a chi chiede aiuto e a quanti, pur vivendo non in linea con i canoni ecclesiastici, hanno bisogno di essere accolti ed ascoltati con misericordia e alla luce della fede e della speranza che da sempre emana la casa di Nostro Signore Gesù Cristo”.

Celebrante del rito, il parroco di San Michele Arcangelo, don Natalino Di Rienzo, che però non ha voluto rilasciare dichiarazioni pur confermando di “aver impartito il sacramento”, ma “di più non posso dire per il rispetto della privacy”. Stando alle voci filtrate nel paese d’origine di Eddy Testa, i padrini sono un uomo ed una donna regolarmente sposati col rito cattolico e “persone di profonda” fede. Nicky Vendola e il suo compagno hanno però seguito un corso di preparazione in vista del battesimo in chiesa, seguendo le regole previste dalle norme canoniche.

Dopo la cerimonia in parrocchia, il piccolo Tobia è stato festeggiato in una tenuta, presso Suio, con i parenti più stretti e amici intimi. Nessun commento da Vendola e Testa, che – stando a chi ha potuto vederli in chiesa – hanno partecipato alla celebrazione con grande emozione. Difficile sapere, però, se sono consapevoli che la Santa Madre Chiesa – come insegna San Giovanni XXIII nella storica enciclica Pacem in Terris – invita a non “confondere” mai “l’errore con l’errante”. E di “errori” i due “erranti” Nicky Vendola ed Eddy Testa non ne sono esenti, a partire dalla loro unione civile in totale contrasto con la morale cattolica e col magistero ecclesiale.

Ostentata, per di più, con malcelato orgoglio. Da due personaggi, noti al grande pubblico, che non mancano occasione di professare apertamente la loro fede cristiana, ci si aspetterebbe maggiore coerenza. Magari prendendo ad esempio le irreprensibili e coerenti scelte di vita fatte da quei figli della Chiesa a cui proprio lo stesso Vendola ha più volte fatto riferimento, don Lorenzo Milani, don Tonino Bello e il Papa.