IL PAPA CHE FA ARRABBIARE I PRINCIPI

Molto spesso abbiamo sentito Papa Francesco richiamare quei pastori che amano più le comode poltrone che gli sgabelli del servizio. È il santo Vangelo a dargli sempre lo spunto e quindi l’occasione per parlare degli scribi e dei farisei dei nostri tempi. Tra questi peccatori – i vanitosi, gli egoisti, i narcisisti e i carrieristi – possiamo esserci un po’ tutti. Nessuno è immune dalla tentazione di primeggiare o di cercare in qualche modo le comodità.

Le lezioni di vita del Santo Padre, però, vengono spesso recepite come un’accusa, e alcune categorie della società, a partire da quella ecclesiale, si sentono bruciare la cosiddetta “coda di paglia”. Ormai questo clima indispettito si respira in certi ambienti cattolici dove i moniti di Bergoglio danno realmente fastidio. Il denunciare ipocrisie e inerzie, nello stile di San Francesco, sta provocando in alcuni ceti, medio e alti, un susseguirsi di proteste condite da maldicenze che spesso sono occasione di scandalo.

Il popolo ama e ascolta con gioia e speranza il Pontefice, mentre non pochi sono quei potenti che lo temono e osteggiano. Eppure Papa Francesco non si lascia di certo intimorire, anzi, va avanti per la sua rotta, incurante delle reazioni velenose di certe serpi così come delle smodate e continue tesi di quei quattro complottisti che si nutrono di fantasie da propagare e di retroscena da vendere al vasto pubblico; per “partito preso” già sai che ne parleranno sempre male al fine di compiacere i romanzieri e turbare i semplici.

La Chiesa, comunque, continua a essere assediata e circondata da lupi rapaci, dentro e fuori le sue mura, e questo non meraviglia più di tanto chi ne conosce un po’ la storia. Certo, oggi si respira un disegno diabolico di distruzione verso tale istituzione e personalmente soffro quando è proprio la figura del vicario di Cristo a essere ferocemente attaccata da chi invece dovrebbe ascoltare, imparare e testimoniare.

Nell’era dei social ognuno si sente in diritto di poter insegnare e addirittura aggredire verbalmente colui che sta servendo la Chiesa e l’umanità con amore e sacrificio. Non c’è vergogna né freno nell’insultare e insinuare erroneamente sentendosi addirittura in dovere di farlo. Quanti cattolici citano più i praenotanda dimenticando del tutto il Vangelo!

Quanta zizzania cresce accanto al buon grano! Vale la pena di ricordare, allora, le parole di Gesù, almeno quelle valgono sempre: “Lasciate che tutti e due crescano insieme fino alla mietitura”. Come va a finire gli esperti e i maestri della legge dovrebbero saperlo…