IL “GRILLINO” DI HONG KONG

Da quando il suo nome nella campagna per salvare lo storico molo Star Ferry nel 2005, Chu è diventato un’icona tra gli attivisti sociali, e ha continuato a condurre molti altri movimenti sociali chiave, tra cui la lotta per gli abitanti dei villaggi Tsoi Yuen, le cui case sono state rase al suolo da un progetto ferroviario. E’ un giovane che va contro il sistema, un 38enne “incosciente” che sfida il Dragone, che chiede l’indipendenza di Hong Kong, combatte le sfruttamento della terra e l’industrializzazione esasperata. Il un certo senso potremmo definirlo “il grillino di Hong Kong”.

In una terra dove la “pressione” politica si traduce anche in avvertimenti e minacce, sembrava avere vita breve. E invece inaspettatamente le sue battaglie hanno toccato le corde dei suoi connazionali; Eddie Chu Hoi-Dick è così risultato il vincitore inaspettato delle elezioni per il Comitato Legislativo di Hong Kong. Con 84mila preferenze (84.121, per la precisione), il neo legislatore si è affermato grazie a un manifesto politico particolare, dall’indipendenza di Hong Kong, come detto, alla difesa dei diritti degli animali, sino all’opposizione a una zona urbanistica in fase di costruzione e voluta dal governo centrale.

Chu è scoppiato in lacrime all’annuncio dello spoglio,con il numero più alto ottenuto da un candidato in tutte e cinque le circoscrizioni geografiche. “Sulla collusione tra il governo, le imprese, le forze rurali e le triadi, ci sono cose che solo io so”, ha detto in lacrime, prima di ringraziare la moglie per il suo sostegno. “Non solo io, ma la mia famiglia sono stati e saranno oggetto di violenza politica”, ha predetto.

La sua figura ricorda, per certi versi, quella della foto simbolo di Tienanmen, quando una serie di dimostrazioni di massa guidate da studenti, intellettuali e operai nella Repubblica Popolare Cinese, svoltesi a Pechino culminò con uno studente che da solo e completamente disarmato si parò davanti a una colonna di carri armati per fermarli: le fotografie che lo ritraggono sono diventate celebri nel mondo intero e sono per molti un simbolo di lotta contro la tirannia.

Chu è nato a Hong Kong nel 1977 ha frequentato l’Università cinese di Hong Kong. Dopo la laurea, nel 1999, ha studiato lingua persiana all’Università di Teheran e ha lavorato come redattore e giornalista. E ‘stato coinvolto in un “Going Local”, campagna per preservare i terreni agricoli e sviluppare un’economia sostenibile. “Il risultato dimostra come la gente di Hong Kong ritenga che ci sia bisogno di un cambiamento di paradigma nel movimento democratico”, ha detto il 38enne candidato indipendente.

“Non so se rivelare più collusione tra governo, imprenditori, la fazione rurale e le triadi mi avrebbe messo più in pericolo – ha detto – ma, come un leader politico, non voglio tornare indietro. Perché se io torno indietro, le popolazioni rurali nei nuovi territori, i nostri cittadini di Hong Kong, subirebbero solo nuova violenza politica”.

Una lotta che Chu, giovane del nuovo Millennio, sta portando avanti con determinazione. Un simbolo di speranza non tanto e non solo rispetto alla situazione politica dell’area asiatica e ai rapporti con la Cina, ma per tutti i giovani del mondo che si apprestano ad affrontare sfide che sembrano impossibili, e che mollano prima di partire. Chu è diventato un simbolo, e la valanga di voti che ha preso testimonia quanto ce ne sia bisogno, ad ogni latitudine. “Voglio che mia figlia – ha detto – la nostra prossima generazione, sia in grado di poter dire la verità”. Concetto semplice ma “esplosivo”.