Il vero diritto negato

La celebrazione della Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione dell’8 settembre ha acceso nuovamente i riflettori sul diritto all’istruzione per tutti e in particolare per bambini e adolescenti. Quest’anno ricorreva il 50° anniversario della istituzione della Giornata Internazionale e l’Unesco con lo slogan “Leggere il passato, scrivere il futuro” ha voluto ribadire l’importanza dell’istruzione per la costruzione del futuro di ciascun individuo e per prenderci cura del nostro pianeta e gestire le sue risorse in maniera più adeguata e sostenibile. “L’alfabetizzazione” – ha affermato il Direttore Generale dell’Unesco – “è il fondamento per la costruzione di un futuro più sostenibile per tutti”.

L’evento 2016 che si è svolto a Parigi ha evidenziato gli sforzi e i progressi compiuti in questa direzione nei cinque decenni trascorsi, sia a livello dei singoli paesi sia a livello internazionale, e affrontato i problemi attuali e le soluzioni innovative necessarie per migliorare ulteriormente il cammino verso l’alfabetizzazione globale. Nonostante i progressi compiuti però, la comunità internazionale non è riuscita a raggiungere pienamente quello che era uno degli obiettivi di Sviluppo del Millennio entro il 2015: l’istruzione primaria universale. C’è stato purtroppo negli ultimi anni un marcato rallentamento di tale processo. Sono ancora infatti – secondo i dati più recenti di Unesco e Unicef – 63 milioni gli adolescenti tra i 15 e i 17 anni nel mondo cui viene negato il diritto all’istruzione.

A livello globale, sono 121 milioni i bambini e gli adolescenti che non hanno mai iniziato la scuola o l’hanno abbandonata. In pratica, un adolescente su cinque non va a scuola e un bambino su 11 non frequenta la scuola primaria. La condizione peggiore riguarda le ragazze che sono costrette a rimanere a casa perdendo così ogni opportunità per crescere a livello personale, culturale e professionale nonché l’occasione per liberarsi da alcuni antichi retaggi e pratiche culturali, in particolare in alcune aree geografiche, che spesso riservano loro percorsi di vita obbligati e in condizione di schiavitù e sottomissione, come ad esempio il fenomeno delle cosiddette “spose bambine”.

Ovviamente, sono le bambine e i bambini che vivono in estrema povertà e situazioni di conflitto ad essere maggiormente colpiti. Già nel 2013 il Ministero dell’Istruzione siriano aveva registrato un crollo del tasso di immatricolazione tra le scuole elementari e superiori del 34%. E tra i bambini siriani rifugiati in Libano il tasso di iscrizione alla scuola primaria (6/14 anni) era solo del 12%. L’Eritrea e la Liberia sono attualmente i paesi in cui il tasso dell’abbandono scolastico è più alto con il 66% e il 59% dei bambini che non frequentano la scuola primaria. Così in Pakistan dove il 58% delle adolescenti di età compresa tra i 12 e i 15 anni non vanno a scuola. In Nigeria, i due terzi dei bambini delle famiglie più povere non vanno a scuola e quasi il 90% di loro molto probabilmente non avrà mai questa possibilità. Il 2016 è anche il primo anno di attuazione dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile 2030.

L’alfabetizzazione è parte integrante della stessa quale Obiettivo di Sviluppo Sostenibile n. 4 e mira a garantire un’istruzione inclusiva, equa e di qualità e promuove le opportunità di apprendimento per tutta la vita per tutti. L’obiettivo è dunque garantire che entro il 2030 tutti i bambini e i giovani e almeno una parte consistente di adulti, uomini e donne, abbiano competenze in lettura, scrittura e aritmetica.

Come Coordinamento Nazionale Donne riteniamo l’alfabetizzazione globale un obiettivo importantissimo, non solo per garantire l’esercizio di un diritto fondamentale che riguarda la crescita di ciascuno e il progresso sociale generale ma anche per la promozione del principio di parità e pari opportunità tra uomini e donne in tutti i paesi e in tutti i contesti culturali. Auspichiamo, pertanto, che tutta la comunità internazionale aumenti i propri sforzi per realizzare pienamente e nei termini prestabiliti quanto previsto a riguardo nella nuova Agenda 2030, promuovendo nel contempo una politica di pacificazione delle diverse aree geografiche in conflitto che rendono questo processo molto più difficoltoso e complesso.