La STORIA SCRITTA DA NOI

L’8 settembre 2014, in occasione della Natività di Maria, nasceva Interris. Un’esperienza editoriale frutto del desiderio di portare qualcosa di nuovo in un sistema mediatico sempre più complesso. Nel tempo quell’esigenza iniziale non è mutata e merita di essere portata avanti senza tentennamenti.

La rete è ancora una vera e propria giungla, misteriosa e affascinante. Chi volesse al suo interno realizzare un qualcosa di serio e importante rischierebbe di incontrarsi o scontrarsi con tutto ciò che ci può essere di più contraddittorio e ignobile. L’uomo è sempre stato così, capace di elogiare la bellezza o di storpiarla fino a renderla un maledetto boomerang. Realizzare un quotidiano online internazionale è un’impresa apparentemente improponibile tanto quanto folle ed estrosa. Infatti coloro che scelgono di entrare in questa giungla virtuale scopriranno la relatività della parola; la lettera viene declassata per lasciare il posto alle immagini più impressionanti.

L’informazione viene mortificata dalle regole del profitto e quindi dall’obiettivo che si vuole ottenere. All’interno di un’apparente libertà di stampa – o libertinaggio ben preordinato – sembra sia concesso un po’ di posto anche per strumenti di comunicazione umili e virtuosi, potendosi far spazio senza irritare gli pseudo libertari o i mercanti che contano. Questi ultimi sono spesso protesi solo ad alzare affannosamente lo share di gradimento e non possono di certo contrastare il proprio padrone, pubblico o privato che sia. La notizia tende così ad annichilirsi perdendo quell’indispensabile autonomia e anche una certa dose di autostima. La conseguenza di questo sistema fuorviato è il tradimento di quella verità oggettiva meticolosamente insegnata dai tanti “grandi” filosofi e dai sedicenti filologi di oggi, seguaci della più insidiosa dittatura di quel relativismo, anche tecnologico, dove il logos dovrebbe scomparire.

Una vera e propria apocalisse del verbo intrisa di un’ignoranza spietata dove anche la feccia viene definita cultura dai soliti illusionisti e ciarlatani di turno. Penso a un bellissimo libro intitolato “L’Amour des lettres et le désir de Dieu”. Oggi bisognerebbe interpretare questo titolo al contrario: “L’odio per la scrittura e il disprezzo di Dio”. Ambedue le dinamiche camminano forse di pari passo. Il web non conosce la pietas, quindi non perdona, e tutto ciò che virtualmente si materializza tra i circuiti integrati lascia traccia per sempre, o fino a quando qualcuno non deciderà per l’oblio. Per ora vige il caos e prevale la menzogna, la malevolenza e la frivolezza, l’oscenità e il macabro.

Di fronte a questo scenario inquietante ecco una piccola goccia d’acqua che forse, prima di evaporare, riuscirà ad affondare in terris, raggiungendo il traguardo di dissetare le sue arse radici; ma ciò che importa è proseguire, con l’obiettivo non solo di informare ma anche di formare i nostri giovani. E’ questo il principio irreversibile che ha spinto alcuni innamorati della scrittura ad uscire dal coro per unirsi a coloro che ancora credono all’insostituibile missione del giornalismo, una strada nella quale ci accompagneranno prestigiose firme della società civile e del mondo accademico. Dovremo avere il coraggio di moltiplicarci per dimostrare a un certo mondo che è possibile unirsi anche quando si è differenti per cultura, religione, tradizione, nazionalità e storia. Questa diversità sarà ancora più esaltante e arricchente permettendo a In Terris, dopo due anni, di mettersi ancora dalla parte di chi non vuole distruggere, né gridare bugie, bensì descrivere la realtà, anche quando è crudele e dando testimonianza del bene raccontando storie di vita vissuta.