SMARTPHONE, LE MEDAGLIE OLIMPICHE DEL FUTURO

Se le Olimpiadi di Rio de Janeiro entreranno nella storia come le più discusse di sempre, a partire dagli aspetti socio-economici in cui versa tutt’ora il Brasile, e che hanno accompagnato la città carioca fin dai Mondiali di calcio del 2014, passando per le falle dell’organizzazione (come l’acqua di alcune piscine divenute improvvisamente verdi), quella di Tokyo del 2020 sarà un’Olimpiade all’insegna del cambiamento, della tecnologia e del rispetto dell’ambiente.

Infatti, il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) sta dibattendo circa l’introduzione di cinque nuovi sport che potrebbero entrare a far parte della manifestazione a cinque cerchi a partire proprio dal 2020: il baseball, il karate, lo skateboard, il surf e il climbing. Non solo: essendo il Giappone uno dei Paesi che maggiormente investe nella ricerca e nello sviluppo della robotica, questa sarà l’elemento caratterizzante.

La cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Rio ci ha fatto pregustare le meraviglie tecnologiche di cui dispone il popolo nipponico. Non solo per il video di presentazione proiettato sugli schermi del Maracanà; resteranno impresse nella memoria collettiva di tutti le immagini del passaggio di consegne, dove il Primo Ministro si è prestato a vestire i panni dell’eroe digitale Super Mario. Se alcuni hanno visto questo gesto come un semplice trucco per ricordare al mondo il luogo del prossimo appuntamento olimpico, il Paese del sol levante ha presentato un’iniziativa molto più seria: le medaglie che saranno consegnate agli atleti vincitori saranno realizzate a partire da vecchi smartphone e altri dispositivi elettronici, dal quale saranno prelevati oro, argento e bronzo.

Un gesto forte e nobile, ma che, molto probabilmente, non porrà rimedio all’ingente problema dei rifiuti elettronici. Tuttavia, proprio per l’eco della manifestazione olimpica, questa scelta potrebbe aiutare, giapponesi e cittadini tutti del mondo, a renderci un po’ più sensibili a riguardo. Magari ci penseremo due volte prima di metterci in coda davanti ai negozi per accaparrarci l’ultimo modello, quando anche il nostro piccolo telefonino funziona benissimo. Ma se il modo migliore per non creare rifiuti è usare più a lungo i dispositivi e ripararli, è anche vero il fatto che riciclarli può aiutare a preservare la salute del nostro Pianeta. E, di conseguenza, quella di ciascuno di noi e dei nostri figli. Tant’è vero che questa decisione è stata presa pensando al “futuro sostenibile”.

Se si pensa che per le Olimpiadi di Londra del 2012 sono bastati 9,6 chilogrammi d’oro, 1.210 chili d’argento e 700 chilogrammi di rame (componente principale del bronzo), per i Giochi di Tokyo il materiale da recuperare è relativamente poco. Il Giappone, solo nel 2014, è riuscito a recuperare dai rifiuti elettronici 143 chilogrammi di oro e 1.566 chili di argento, nonché 11.120 tonnellate di rame. Secondo la rivista Nikkei, l’oro e l’argento recuperati del Paese del sol levante sono, rispettivamente, il 22% e il 16% delle riserve mondiali.

I giapponesi si impegneranno, nei prossimi quattro anni, a migliorare ulteriormente la raccolta differenziata di rifiuti elettronici (detti anche raee). Ad oggi si producono circa 650.000 tonnellate di raee, ma si stima che solo 100.000 (circa) finiscano per essere riciclate. A titolo di confronto, il Centro di Coordinamento Raee ha reso noto che in Italia siamo a 131.430 tonnellate nel solo 2016 (fino a luglio) e che lo scorso anno abbiamo separato 112mila tonnellate circa di rifiuti elettronici. Tuttavia, non sono state quantificate le materie ottenute dalle operazioni di riciclaggio. Va poi sottolineato un altro aspetto: non è sicuro che il Giappone riuscirà a ottenere tutto il metallo necessario per le medaglie dalla spazzatura informatica, perché quello recuperato dai rifiuti è già assorbito, quasi del tutto, per produrre altri dispositivi elettronici, un processo, questo, valido in particolare per l’argento.

Quelle di Tokyo, insomma, passeranno alla storia come le olimpiadi più green di sempre, anche per via degli impianti. Infatti, numerosi ingegneri sono già al lavoro per costruire un villaggio totalmente alimentato a idrogeno. Quest’altra scelta si collega ad un altro progetto, molto più ampio, del governo giapponese che dal 2011 sta cercando di sviluppare un sistema energetico alternativo ed ecologico agli attuali alimentati da idrocarburi. Se il Sol Levante dovesse passare la prova olimpica, questa tecnologia potrebbe essere applicata anche al resto del Paese, e, perché no, anche nel resto del globo. Un progetto, quello nipponico, senza precedenti, ambizioso e non facile da attuare. Ma per il Paese che ha dato i natali di Super Mario, nulla è impossibile.