UN PAESE DA DROGARE

Dispiace che 239 parlamentari non capiscano che legalizzare la cannabis è soltanto un modo per fornire ai giovani, e non solo a loro, un’opportunità di sballarsi. Come diceva don Benzi, non esistono droghe “leggere” e droghe “pesanti”; sono tutte “pesanti” perché producono dipendenza, perdita del senso della realtà, annullamento della coscienza morale. E in ogni droga ci sono principi attivi che creano problemi all’essere umano. Nel caso della cannabis va anche aggiunto che negli ultimi anni il cosiddetto THC (il delta-9-tetraidrocannabinolo, uno dei maggiori e più noti principi attivi) è passato dal 5% al 50%. Ciò che si assume oggi è molto pericoloso, invasivo, e non è vero che non faccia male: agisce sulla corteccia prefrontale, crea danni all’organismo fino ad arrivare persino al cancro ai testicoli.

La liberalizzazione abbassa il tasso di sicurezza sociale. Non sarà più così difficile trovare piloti di aereo piuttosto che autisti di scuolabus che hanno fumato due o tre canne prima di mettersi al posto di guida, perché non sarà più illegale farlo. Per non parlare dell’incidenza all’interno delle famiglie, dove la droga, qualunque essa sia, provoca disastri.

La cannabis crea dipendenza, come qualunque altra droga; un fattore che aumenta in chi ha avuto un vissuto di utilizzo di marijuana da giovane. Lo diciamo forti dell’esperienza diretta che viviamo nelle nostre comunità, create da don Oreste, a contatto con chi sta uscendo dal tunnel della dipendenza.

L’assunto di chi vuole questa legge è che visto che la droga esiste e il fenomeno è inarrestabile, la cosa migliore è non solo depenalizzarla (la decarcerazione è già stata approvata nel 1993) ma permettere anche forme di coltivazione di droga e utilizzo della stessa. Eppure non è vero che legalizzare diminuirebbe l’incidenza della criminalità sul traffico, anzi ne raddoppierebbe il canale di introito, aggiungendo a quello illegale anche quello legale. Lo abbiamo visto con la prostituzione, laddove la legalizzazione lungi dall’essere un deterrente è diventata un modo in più per fare business. Un principio semplice: maggiore domanda, maggiore offerta.

Non dicendo ciò che è bene e ciò che è male, noi veramente immettiamo nelle braccia del racket un fiume di giovani che andranno a rovinarsi. Ai nostri ragazzi dobbiamo dare un futuro, non toglierglielo.