Un’Europa con poca intelligence

“Sviluppata per conto del Ministero dell’Interno dopo gli attacchi del 13 novembre scorso a Parigi, disponibile in lingua francese e inglese, scaricabile da Apple Store e da Google Play, la app in teoria dovrebbe avvisare i cittadini -in tempo reale -quando un attacco terroristico è in corso laddove si trovano: dovrebbe bastare l’attivazione del gps per ricevere informazioni, aggiornamenti, istruzioni e consigli”.

A Nizza però non è andata così. L’attentatore è entrato in azione sulla Promenade des Anglais poco dopo le 22.30 e nel giro di pochi minuti è stato in grado di trucidare almeno 84 persone prima di essere abbattuto. L’app governativa è entrata in funzione con ben tre ore di ritardo. In Italia abbiamo qualcosa di simile? E in Europa? I tragici fatti di Monaco ancora in queste ore ci ricordano quanto sia inadeguato il sistema di controllo, prevenzione e informazione a livello internazionale.

Sicuramente ai funerali delle vittime, che aumentano ogni giorno per l’alto numero dei feriti gravi, allo strazio dei parenti, si aggiungeranno le lacrime dei politici.
Alcune vere, sentite. Come si fa a non piangere davanti al corpo immobile di un bimbo, con in braccio il suo orsacchiotto insanguinato?

“Maledetti!” Così direbbe il Cristo a questi assassini di bambini. Perché create scandalo e paura con la vostra crudeltà? Quanti avranno il coraggio di portare i propri figli, nelle prossime settimane, a passeggio nelle feste paesane ove la gioia è nel vedere ed incontrare tanta gente allegra dopo una settimana di lavoro? Ebbene, sì.
Sdegno, dolore, partecipazione… Ma questo non basta .

È da chiedersi cosa stiano facendo i nostri Ministri dell’Interno degli Stati disuniti d’Europa per proteggere i propri cittadini. Perché la difesa dello Stato non è compito del popolo, ma di chi è preposto alla sua sicurezza.

Ci piacerebbe leggere i rapporti degli apparati dell’intelligence: come non prevedere un attentato durante la celebrazione di una festa nazionale?
Cosa bisogna aspettare per far sì che il livello di sicurezza sia portato in allarme rosso, con limitazioni – se necessario – di alcune libertà personali?

Il terrorismo sta vincendo la sua guerra e non si può aspettare che “passi ‘a nuttata” contando i morti e i feriti gravi, perché quella che sta vivendo l’Europa è una vera e propria guerra che richiede misure urgenti e una legislazione sulle politiche di sicurezza condivisa tra gli Stati. E questo deve attuarsi prima che vi siano altri morti, altre lacrime.