Buona Scuola, più ombre che luci

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in data 13 luglio 2015 promulgava la legge 107/2015 ovvero la Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti, denominata La Buona Scuola. Hanno firmato con lui Renzi, Presidente del Consiglio dei Ministri e Giannini, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Dopo questo primo anno di applicazione della 107 esprimono soddisfazioni i redattori della legge del Pd con i vertici di Viale Trastevere, affermando che sono state molte le innovazioni positive poste in essere sul sistema scolastico nazionale, ma per la maggior parte degli insegnanti questa riforma, l’ennesima delle tante negli ultimi quindici anni, ha causato molti interrogativi ed un vero strappo tra docenti e Miur/Governo.

Ma vediamo, aiutati dalle dichiarazioni della stessa Giannini e della Francesca Puglisi, responsabile Scuola, Università e Ricerca della segreteria Pd, quali possano essere i dati di miglioramento della nuova riforma scolastica che sintetizziamo per argomenti:
-avvio del Piano Nazionale da 1 miliardo per lo sviluppo della Scuola Digitale e lo stanziamento di nuovi fondi necessari per migliorare la qualità dell’edilizia scolastica
– raddoppiate le risorse economiche per il funzionamento delle scuole
– assunti più di 90.000 insegnanti nel 2015 ed è stato bandito un Concorso Scuola con ben 63.712 posti a disposizione.
– avvio dell’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro, fondamentale per offrire agli studenti una panoramica sul mondo del lavoro, per un maggior orientamento sui loro talenti.
– la Buona Scuola ha assegnato la delega al Governo a legiferare su diversi aspetti, come ad esempio il diritto allo studio e il riordino delle norme in materia di scuola (per esempio nella scuola Primaria e nella Scuola Secondaria di Primo Grado si tornerà alla valutazione alfabetica)
– valutazione dei dirigenti scolastici: con la nuova legge sono state assegnate molte nuove responsabilità ai presidi delle scuole, ma nel contempo è stato introdotto un nuovo sistema di valutazione
– favorita l’inclusione di alunni con disabilità grazie all’assunzione di circa 6.000 insegnanti di sostegno attraverso l’organico del potenziamento che si sono aggiunti ai 90.000 docenti già assunti a tempo indeterminato.

Francesca Puglisi ha espresso, ovviamente, tutta la propria soddisfazione per il primo anno della Legge sulla Buona Scuola. Per ampliare l’offerta formativa sono stati assunti in media 6-7 insegnanti in più per ogni scuola e secondo lei l’obiettivo coinciderebbe con il voler migliorare gli apprendimenti mediante la compresenza in classe, abolita peraltro fino a poco tempo fa dai tagli alla spesa pubblica. Una spending review accantonata però per gli insegnanti avendo concesso loro il bonus da 500 euro quale giusto riconoscimento alla docenza che costituisce, afferma Puglisi, “ il motore intellettuale per il nostro Paese”. Reale opportunità per gli insegnanti o “mero acquisto” dell’intera categoria?
Un aspetto non tralasciato dalla Puglisi, durante un suo intervento a commento di questo primo anno, ha riguardato la chiamata diretta dell’insegnante e il contratto di mobilità per il quale molti insegnanti hanno manifestato una evidente insoddisfazione con proteste sia a Viale Trastevere che sui social network.

Ha commentato così: “Dopo il nuovo concorso per 64712 posti (il quintuplo dei posti rispetto a quello del 2012) e la mobilità straordinaria, sarà finalmente garantita la continuità didattica per gli studenti. Ci sono deleghe importanti nella legge 107 che il Governo sta per attuare e che sapranno rappresentare bene cosa per noi è l’educazione e l’istruzione. Non un luogo in cui si certificano le differenze sociali, ma un luogo in cui si aiutano bambine e bambini, ragazze e ragazzi a recuperare gli svantaggi di partenza e scoprire quale può essere la scintilla che illumina la vita”.E ancora: “Abbiamo bisogno della collaborazione e della partecipazione di tutti per cambiare il nostro Paese. Insegnanti, studenti, famiglie e personale scolastico possono essere la punta avanzata della vera innovazione perché l’Italia cambia, se cambia la scuola”.

Mi piacerebbe conoscere un commento su questo dalla presidente dell’Invalsi Ajello rispetto alle sue dichiarazioni dopo gli ultimi risultati Invalsi sul fenomeno del cheating (Imbroglio), comportamento osservato soprattutto in Calabria, Campania e Sicilia. In pratica, in tante, troppe scuole di quei territori, la prova Invalsi è stata eseguita con la partecipazione degli insegnanti. Lei in una intervista dichiara: «Probabilmente molte scuole hanno temuto che, la pubblicazione dei dati Invalsi nel Rapporto di autovalutazione, potesse comportare i rischi di una pubblicità indesiderata. Così, anziché impegnarsi in una revisione della didattica, hanno scelto la via breve dell’imbroglio. Senza considerare il cattivo esempio dato agli studenti. Insomma – sbotta Ajello – è perfettamente inutile parlare di educazione alla legalità, facendo il contrario di quello che si afferma a parole». Come dire,in certe regioni la Buona Scuola, calata dall’alto, deve fare i conti con la realtà territoriale , dove la legalità è vissuta e tradotta in compromessi. La scuola del sud se vuole essere al pari di quella del nord, si deve “arrangiare”.

Ma dietro questo meccanismo innovativo della Buona Scuola perché gli animi e il clima nella scuola continua ad essere quello di un territorio abbandonato a se stesso? Perché, a fine anno scolastico, la maggior parte dei professionisti di scuola comunque hanno un vissuto di desolazione?

Perché effettivamente lo stile che si palesa da una riforma del genere è quello di una macchina che deve produrre, deve mostrare di aver prodotto, deve rimuovere ostacoli culturali obsoleti, deve dare frutti di eguale entità su tutto l’arco della nazione, deve mostrare all’Europa non comunione con gli altri Stati, ma sterile e impossibile omologazione culturale. Quale risultato? In tutto questo la comunità scolastica non si sente supportata, accompagnata dai vertici del Governo, ma ha la netta sensazione di essere condotta, come una mandria al pascolo, non con una naturale andatura , ma con strappi a volte violenti, come l’introduzione di una Dirigenza stile “Sceriffo” così denominata, alternata a indulgenti sovrappiù, come il Bonus per l’aggiornamento. Sono stili che non parlano di sane e qualificate strategie pedagogiche, sono modalità che si rifanno al cambio valoriale a cui il nostro Paese sta chinando continuamente la testa.

Dunque innovazioni subìte, imposte, passate per necessarie, ma a chi se nella scuola per esempio un Comitato di Valutazione, appunto introdotto dalla Legge 107, mette i docenti l’uno contro l’altro, ma non solo, rischia di creare malcontento tra le famiglie e la stessa scuola al momento dell’iscrizione di uno studente. Concludo con le parole di un Dirigente scolastico di Milano : “Alla luce dei diversi episodi di violenza, verificatisi negli ultimi tempi in alcuni Istituti Scolastici, nonché delle proteste organizzate contro la presunta conduzione padronale del Dirigente Scolastico, sento di dover esprimere una mia libera manifestazione di pensiero… Un’osservazione di tipo antropologico porterebbe a pensare che taluni comportamenti aggressivi o violenti, trovino espressione probabilmente nelle condizioni di vita a cui si è sottoposti: perseguitati dall’imprevisto dell’evento, dall’angoscia di perdere il lavoro, dalla necessità di garantire almeno i bisogni primari ai propri figlioli, dal sentirsi soli, sopraffatti dal delirio della nullità sociale, fino a commettere gesti inconsulti o porre in essere condotte perseguibili.

Non è il Ministro dell’Istruzione che deve intervenire per garantire l’incolumità del Dirigente Scolastico o quanto meno offrire condizioni di lavoro più agevoli tra responsabilità ed incombenze. Il male è sociale. L’uomo ha cessato di esistere, è ridotto a mera esecuzione, è morta la sua dimensione di umano e la matrice è riconducibile allo stato di prevaricazione del denaro e del potere, oltre che al fenomeno di burocratizzazione che calpesta le emozioni, il pensiero ed i sentimenti. Solo dalla scuola si può ricominciare per ricostruire o meglio ristrutturare la nostra Italia, ma proprio la scuola spesso diventa il bersaglio da colpire, anche nelle sue componenti”.

Sento allora il dovere di ridimensionare le innovazioni presentate dalla legge 107, in questo primo anno; un cambiamento non può passare sulle persone, sulla loro dignità di professionisti di scuola e sulla loro competenza. Per ora ad un anno dalla sua venuta , cogliamo più ombre che luci. Tutto sembra l’inizio di una corsa ad ostacoli e guai a non arrivare primi. Auguri Buona Scuola, ne hai comunque bisogno.