IL CLIENTE DELLE PROSTITUTE

Nessuna donna nasce prostituta, ma c’è sempre qualcuno che ce la fa diventare. Con queste parole incessantemente don Oreste Benzi amava introdurre il drammatico tema della Tratta degli esseri umani e quindi della prostituzione coatta. Un fenomeno sempre più in crescita in Italia e in quei diversi Paesi europei dove non è proibito prostituirsi. Infatti anche nella nostra legislatura italiana chiunque voglia vendere il proprio corpo per fini sessuali è libero di poterlo fare.

Ciò che invece è ritenuto un comportamento indegno, punito penalmente, è il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione. Pertanto ogni singolo caso andrebbe approfondito e investigato per capire realmente se la persona prostituente esercita il meretricio per libera scelta o per costrizione. Purtroppo la profonda e dilagante ignoranza su questo problema spinge a pensare che la prima ipotesi sia la più veritiera. Un errore colossale, commesso dalla maggior parte dell’opinione pubblica.

Pochi sono a conoscenza del reale e grave sfruttamento di cui queste giovani donne restano vittime. Solo le forze di polizia e la magistratura, le associazioni impegnate sul campo e più o meno i cosiddetti clienti ne sono consapevoli. Difficilmente incontriamo ragazze che ci dicono di vivere serenamente sulle strade della schiavitù e di essere contente dei loro schiavisti.

Noi andiamo da diversi decenni a recuperare queste donne: mai ci hanno raccontato di essere felici in quell’inferno. Per questo motivo oggi, a Montecitorio sosterremo una proposta di legge realizzata dalla deputata Caterina Bini, insieme a diversi parlamentari; per dire concretamente come sia possibile contrastare lo sfruttamento della prostituzione: punendo il cliente. Soltanto bloccando la domanda – disincentivando quindi il cliente – sarà possibile abbattere il mercato, l’offerta di giovanissime ragazze portate in Europa per diventare macchinette da soldi.

Uno squallore unico e che lascia troppi indifferenti, anche in certe istituzioni e nel mondo femminile; come se dovessero esistere persone di serie B predisposte a farsi merce per soddisfare i bisogni perversi di uomini senza scrupoli. Don Benzi ci ha insegnato a non tacere dinanzi a quelle che, di fatto, sono delle ingiustizie insopportabili. Sì, perché vedere una quindicenne o una ventenne su un marciapiede, calpestata, violentata ogni notte, comprata, usata e gettata peggio di una cosa è sconvolgente. Eppure abbiamo personalità di diverse e alte categorie sociali che vorrebbero risolvere il tutto legalizzando la prostituzione.

A qualcuno farebbe comodo per alzare il Pil, ad altri piacerebbe investire su queste ragazzine realizzando, per conto dello Stato, i propri turpi guadagni. Insomma, la liberazione delle donne schiavizzate a pochi interessa realmente ed è per questo motivo che abbiamo, come Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, iniziato una campagna di sensibilizzazione chiamata “Questo è il mio corpo”. In tal modo desideriamo entrare nel cuore e nella mente di quei tanti italiani che magari potranno aprire gli occhi accorgendosi che questi corpi non sono oggetti da acquistare ma sono persone anch’esse con un’anima…magari hanno anche la stessa età delle proprie figlie o sorelle o nipoti.

Una legge che fermi il cliente non è solo auspicata dall’Europa e da quei Paesi che hanno adottato il cosiddetto “modello nordico”, ma è innanzitutto un salto di qualità valoriale. Quando l’uomo capirà che non si può comprare per motivi sessuali il corpo di una persona sarà la fine di quell’imperante e degradante maschilismo che vige oggi e l’inizio di una reale parità e dignità per ogni essere umano. Coloro che non sanno cosa dire normalmente li senti ripetere “ma questo d’altronde è il lavoro più antico del mondo”! Noi diciamo che è la vergogna più antica del mondo e non è accettabile e mai da giustificare coloro che si fanno correi dello schiavismo. Per questo fino a quando ci sarà una sola donna costretta a prostituirsi noi non resteremo in silenzio.