La scuola e la grande incognita di settembre. Cosa succederà?

Sono circa 8 milioni, in totale, i minori che frequentano scuole di ogni ordine e grado in Italia e trovo sia impensabile ragionare sulle riaperture delle attività produttive e non fare anche un ragionamento sulla riapertura degli istituti scolastici in massima sicurezza. Un problema su più fronti. Non è solo l’istruzione, infatti, a risentirne pesantemente ma anche la normale gestione delle famiglie. Se i genitori tornano nei loro posti di lavoro, i figli con chi staranno se i nonni sono considerati una fascia da proteggere perché fragile? Non possiamo varare misure a metà, dobbiamo pensare a tutti. E’ compito della politica tutelare il bene comune e le famiglie e per questo vanno adottate misure intelligenti per le riaperture anche delle scuole. Le cose basta volerle, e la soluzione la si trova. Anche perché rimandare il problema a settembre non risolve la soluzione dato che difficilmente avremo a settembre il vaccino o una cura adeguata contro il coronavirus che sta mettendo a dura prova l’umanità in questo periodo.

Non si ritengono le strutture scolastiche sicure per l’incolumità dei nostri ragazzi? E’ vero anche perché per permettere il distanziamento sociale le aule e tutti gli spazi comuni dovrebbero essere almeno quattro volte più grandi. Per questo occorre iniziare a ragionare fin da subito come affrontare il problema.

Se vogliamo riprendere le lezioni ora usiamo i tanti spazi pubblici oggi sotto utilizzati come i cinema, i teatri, gli impianti sportivi, gli oratori e le tante strutture ricettive, in disuso in questo periodo per avere il giusto spazio. Sfruttiamo l’arrivo della bella stagione per fare lezioni all’aperto nei centri estivi. Pensiamo anche ad entrate scaglionate e orari ridotti, a differenti metodologie di apprendimento integrando lezioni online e frontali.

Ma se la decisIone, presa dall’Esecutivo, alla fine, sarà quella di riaprire le scuole a settembre, cominciamo fin da subito a ripensare gli spazi educativi e ristrutturare gli istituti, o pensiamo a istituire accordi con alberghi e sale congressi che possano ospitare le lezioni, considerato il fatto che ci vorranno spazi enormemente più grandi per la didattica.

Per non parlare dell’aspetto prettamente economico: il prolungamento della chiusura degli istituti scolastici comporta, come nel caso delle scuole paritarie, anche una perdita economica insostenibile. Una categoria messa in grave difficoltà da questa crisi e che se non trova presto un aiuto da parte del Governo, avrà migliaia di lavoratori senza più un lavoro e centinaia di migliaia di ragazzi lasciati senza educazione.

Facciamo qualcosa per ascoltare e accogliere il grido d’allarme che ci arriva da famiglie e insegnanti. Le misure attuate fino ad ora sono bastate per poco, anche perché la didattica a distanza, così com’è pensata non funziona bene. Sono ancora troppi i bambini che non hanno a disposizione i dispositivi informatici che servono per seguire le lezioni e non possiamo chiedere a nuclei famigliari formati anche da più figli, di avere 2 o 3 ipad o pc disponibili per 4 ore al giorno. Sarebbe, inoltre, uno sbaglio enorme non considerare l’aspetto prettamente psicologico, pedagogico e sociologico che con il passare dei giorni diventa sempre più preponderante. E’ importante che nella fase di riprogettazione si prenda in considerazione anche la fascia d’età alla quale ci riferiamo: è normale che i ragazzi del liceo e dell’università sono più propensi a fare la didattica online rispetto ai bambini dell’asilo, delle elementari e delle medie che hanno un assoluto bisogno di essere seguiti personalmente nel cammino alla scoperta di sé stessi e della loro istruzione. Quello che dico è che abbiamo a disposizione centinaia di professionisti in tutti gli ambiti, in Parlamento e fuori, serviamocene per trovare soluzioni ad hoc.

E’ vero che questa crisi ci ha colpito duramente, ci ha trovato impreparati, ma la luce fuori dal tunnel si comincia a vedere ed è nostro compito restituire, seppur prudentemente, un ritorno alla normalità ai nostri ragazzi che non hanno nessuna colpa ma solo la sfortuna di vedere la loro libertà minacciata da questo nemico invisibile. Dobbiamo essere coraggiosi e dobbiamo pensare prima di tutto a garantire qualità e continuità didattica dei percorsi formativi, partendo dal principio non solo dell’accrescimento culturale e ma anche di crescita umana. Se neghiamo loro la possibilità di frequentare la scuola insieme ai coetanei, rischiamo di lasciare una lacuna irreparabile nelle loro coscienze.