IL ROBOT
CHE VUOLE PRENDERE IL POSTO DI TOTTI

medicina

Fa le sue dichiarazioni Francesco, il Capitano: “Non è semplice coordinare una squadra intera”. Anche se tutti pensano a Totti, non è l’As Roma il team in questione, siamo addirittura in un’altra lega, il cui obiettivo è quello di preparare una compagine di robot calciatori in grado di battere entro il 2050 la squadra di calcio campione del mondo. Non è fantascienza, nemmeno una teoria di complotto: sono i Nao, questo è il nome dei robottini che giocano a football, ed è ciò che sta accadendo nei laboratori di ricerca di tutto il mondo. E l’Italia, questa particolarissma competizione se la gioca ai massimi livelli. L’idea nasce nel 1997 e si è evoluta nel tempo.

Inizialmente si utilizzavano dei robot cingolati, molto simili a piccoli carri armati che riuscivano a spingere una palla in rete. Sono passati meno di 20 anni eppure l’evoluzione tecnologica è stata molto rapida: “Prima strisciavano, poi hanno imparato a camminare a 4 zampe, avendo l’aspetto di cagnolini, infine si sono alzati su due piedi, proprio come farebbe un bambino – afferma Daniele Nardi, professore ordinario alla Sapienza e presidente dal 2010 al 2014 della Robocup -; mi sembra l’evoluzione naturale di qualunque cosa”. Guardando i Nao sembra davvero di osservare dei bambini in un asilo nido: giocano, inciampano uno sull’altro, si scontrano.

Non si tratta di esperimenti ultramiliardari appannaggio solo di Usa e Cina: anche l’Italia ha la sua base operativa nel laboratorio Lab.Ro.Co.Co della Sapienza, in cui instancabilmente studiano e operano 5 professori universitari e una decina di studenti di dottorato e ricercatori. Lo studio si inserisce nel contesto della tanto dibattuta A.I., ovvero l’Intelligenza Artificiale, che ben lungi dal superare la mente umana – va detto – sta compiendo negli ultimi anni passi da gigante. Non siamo poi così lontani da un racconto di Asimov, anzi, a volte sembra davvero che la realtà abbia battuto la finzione.

Se al cinema ci hanno abituato a cloni terminator che si rivoltano contro gli uomini, questo non è un pensiero che rientra nella visuale dei giovani studiosi: “Non credo sia possibile che la macchina si ribelli all’uomo – dice Cristiano, ricercatore -. Per farlo bisogna prendere coscienza, sono piani diversi, centra poco l’intelligenza. Almeno per i prossimi anni non saremo in grado di fornire la coscienza umana a una macchina… e quando ci riuscirò – ride – forse è perché sarò diventato come Dio!”. L’intelligenza artificiale oggi consiste nel far svolgere ad un computer un compito nella maniera più ‘intelligente’ possibile”, ovvero scegliendo l’opzione migliore in base alle istruzioni ricevute, per cui il rischio maggiore sarebbe una programmazione poco attenta che può portare ad incidenti. Nessun timore quindi: i futuri a tinte fosche di Matrix e Terminator rimarranno sugli schermi luminosi del cinema.

“L’idea del calcio è solo una ‘scusa’ per sviluppare altri problemi legati alla tecnologia robotica e dell’intelligenza artificiale. – aggiunge il prof. Nardi – Sicuramente è un buon modo per motivare gli studenti e attirarli verso le attività di questo tipo”. Dello stesso avviso è il capitano della squadra Francesco Riccio, dottorando, che confessa che il fascino dei Nao sta proprio nel fatto che dietro l’apparenza divertente e leggera ci sono degli algoritmi complessi e degli studi che proseguono da anni. “La lega Robocup dà l’opportunità di lavorare su moltissimi aspetti che la robotica sta studiando ora – afferma il capitano –. Certo, è divertente il calcio ma non è esattamente ciò per cui abbiamo studiato tanti anni!”

Ovviamente l’obiettivo di queste ricerche è quello di rendere più semplice la vita quotidiana. Ad esempio un software utilizzato dai Nao viene impiegato dal Comune di Venezia per monitorare la velocità delle navi e fare le multe se i limiti vengono superati. Ma sono potenzialmente tantissimi gli usi che se ne possono fare, basti pensare che nel laboratorio vengono studiati i metodi per poter coordinare un gruppo di robot alla ricerca di uno specifico obiettivo: non viene quindi difficile immaginare delle macchine che effettuano ricerche in posti ostili per l’uomo.

Se il ranking degli Azzurri sembra in discesa, è invece in crescita quello dei Nao: “Nel 2013 ci siamo classificati primi all’Iran Open, e terzi al German Open – dichiara fiero Daniele Nardi – e nei mondiali del Brasile 2014 (ebbene sì, ogni 4 anni anche per i Nao ci sono i mondiali) almeno ai quarti di finale ci siamo arrivati!”. Beh, tra i tanti scopi che si sono prefissati, finalmente dei robot potranno fare per noi una delle attività più stressanti al mondo… Tirare i rigori.