Studenti in piazza, al via il primo sciopero contro la riforma della scuola

Comincia l’autunno caldo con le proteste degli studenti. Oggi sono scesi in piazza contro il Jobs Act e la riforma scolastica. La manifestazione studentesca organizzata da Uds, Unione degli studenti, vuole portare una proposta alternativa alla riforma Giannini. La buona scuola del governo Renzi, presentata sul sito passodopopasso.italia.it con un elenco di 12 punti per rimettere in piedi quella che è un’istituzione regolata dalla Costituzione (art.34), punta alla trasparenza e al confronto con i cittadini. È online dal 15 settembre al 15 novembre sulla piattaforma labuonascuola.gov.it un questionario per partecipare al dibattito sulla riforma scolastica perché, come recita lo slogan a centro pagina, ‘non c’è un noi e un voi, c’è solo la nostra scuola’.

L’intera scuola di è fermata per una giornata. Con l’hashtag #10ott. le associazioni studentesche hanno chiamato a raccolta gli studenti per i primi cortei pacifici dell’anno scolastico 2014/15. Lo sciopero degli studenti delle scuole superiori in tutta Italia è accompagnato da quello dei docenti indetto dal Cobas. “Scendiamo in piazza per un’istruzione gratuita, pubblica e di qualità, per il reddito di formazione, per il welfare, per gli spazi sociali, per un altro modello di didattica e valutazione; per dire no alla scuola-impresa, alla scuola della competizione Renzi-Giannini, al conferimento di nuovi poteri ai presidi, all’ingresso dei privati nelle nostre scuole, per dire basta alla precarietà” hanno dichiarato i ragazzi di Unione degli Studenti.

Dietro allo striscione ‘La buona scuola siamo noi’, i liceali romani, “in 20mila”, secondo gli organizzatori, intorno alle 10.30, sono partiti da piazza della Repubblica in marcia per le vie della capitale verso il ministero dell’Istruzione a Trastevere, dove sono arrivati intorno alle 13 e dove c’è stato un sit-in dei lavoratori della scuola. Alcuni di loro hanno partecipato al corteo degli studenti, sfilando in prima fila con delle grosse matite giganti “simbolo del nostro mestiere che Renzi vuole spezzare, anzi disintegrare”, hanno spiegato.