In Siria i profughi stanno vivendo la fine del mondo

tragedie

E'ritenuto il maggiore esodo dall'inizio della guerra civile, scoppiata nel 2011. In Siria, la gente continua a morire e, se riesce, fugge: da dicembre, è stata stimata la fuga di 900mila persone costrette a lasciare le loro case nella provincia di Idlib, l'ultimo governatorato del nord-ovest della Siria ancora controllato dai ribelli che si oppongono al governo di Bashar al-Assad. Fra costoro, alcuni appartengono al cartello jihadista Hayat Tahrir al Sham, sostenuto dalla Turchia. Dal canto suo, proprio Ankara ha deciso di chiudere i confini per frenare l'inarrestabile ondata migratoria. E c'è chi non ha altra scelta che restare: come il siriano Al-Mohammad che, per distrarre la piccola figlia Selva dal fragore delle bombe, ha deciso di inventarsi un gioco.

L'allarme delle Nazioni Unite

Lanciano l'allarme anche le Nazioni Unite. Secondo il sottosegretario generale per gli Affari umanitari e per il soccorso di emergenza delle Nazioni Unite, Mark Lowcock, la crisi raggiunta in particolare nell'Idlib è a un “nuovo, orribile livello”. Sul campo si fronteggiano altre forze esterne, come Turchia e Russia. Ankara supporta, infatti, alcune milizie e pochi giorni fa il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato di esser pronto a una “nuova operazione […] vitale” nell'area: “Siamo determinati a trasformare Idlib in un luogo sicuro sia per i residenti civili locali che per la Turchia, indipendentemente quanto ci costerà” ha dichiarato Erdogan al gruppo parlamentare del partito Giustizia e sviluppo (Akp). D'altro canto la Russia, l'altro attore che opera in Turchia al fianco di al-Assad attraverso operazioni e raid aerei, ha replicato alle dichiarazioni da Ankara. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha affermato che Mosca è pronta a lavorare con Ankar per risolvere la questione dell'Idlib: “Continueremo con i nostri colleghi turchi a valutare la situazione attuale evitando di tornare alla situazione originale di un anno e mezzo fa” ha detto Lavrov. Il punto di contatto potrebbe essere il mantenimento di una zona di sicurezza nell'Idlib profonda circa 15 chilometri, finora non rispettata.

Senza un rifugio

Trovare una soluzione che metta d'accordo tutti è difficle. Nella sua offensiva, il regime di Assad ha intenzione di bombardare le aree fino alle resa dell'opposizione con l'obiettivo di riconquistare tutto il Paese. Anche a discapito dei civili. Come ha scritto sul New York Times Carlotta Gall, la situazione attuale dei profughi è molto peggiorata, al punto che è diventato un'emergenza tangibile il sovraffollamento dei campi di accoglienza lungo il confine. Le principali associazioni umanitarie denunciano il serio rischio di epidemie, date le condizioni igieniche in netto peggioramento. Manca anche il cibo e molti sono costretti a dormire sui cartoni nel gelo della notte. Almeno 12 bambini sono morti per l'esposizione alle temperature rigide. “È la fine del mondo” urlano profughi e volontari. E in questa grande emergenza, il primo problema ora è trovare un riparo.