Raid aerei israeliani su Gaza, colpite postazioni di Hamas

Iuovo raid aereo israeliano sulla striscia di Gaza, a poche ore dall'annuncio dell'Anp di voler chiudere tutti i rapporti con Israele e gli Usa. I caccia israeliani hanno colpito obiettivi di Hamas a Gaza dopo che dalla Striscia erano stati esposi colpi di mortaio e lanciati palloni incendiari nella giornata di ieri. Gli aerei israeliani hanno successivamente pianificato il contrattacco, consistente nel lancio di una serie di missili su un sito posizionato ad est di Gaza, mentre un secondo attacco è andato in scena ad est del quartiere Shajaiyeh. Inoltre sono stati lanciati altri missili nei dintorni di Nusseirat e vicino al campo profughi situato sulla striscia centrale di Gaza. Tra gli obiettivi colpiti, riferisce l'Esercito israeliano, ci sarebbero “un deposito di armi e una infrastruttura sotterranea”. Non si hanno notizie di eventuali vittime. L'ultimo raid era avvenuto lo scorso 16 gennaio, quando gli aerei militari israeliani avevano colpito una postazione di Hamas a Gaza, sempre in risposta ad un lancio di razzi dalla striscia.

Abu Mazen

Il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp) Abu Mazen ha annunciato la rottura di ogni relazione con Israele e la sospensione di tutti gli accordi all'indomani della presentazione del Piano di Pace Usa annunciato lo scorso 28 gennaio dal presidente americano Donald Trump che lo aveva definito “l'occasione del secolo” che “piacerà anche al leader dell'opposizione” dem. L'importante, aveva spiegato Trump, è che vi sia la completa rinuncia al terrorismo: “La gente in Medio Oriente, soprattutto i giovani, sono pronti per un futuro migliore”. Il Piano non è però piaciuto al leader politico palestinese, attuale Presidente dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, dell'Anp e dello Stato di Palestina. “Non accetterò l'annessione di Gerusalemme e non voglio passare alla storia come colui che ha venduto Gerusalemme”, ha tuonato Abu Mazen citato dall'agenzia Maan, aggiungendo che l'Anp “non accetterà mai gli Usa come unico mediatore al tavolo dei negoziati con Israele.

Il Piano di pace

Il Piano che dovrebbe mettere fine a oltre 60 anni di conflitti tra Israele e Palestina è stato formato a Washington dal presidente Trump insieme al premier israeliano Benjamin Netanyahu. Il documento di 80 pagine, presentato dal consigliere e genero di Trump Jared Kushner, si basa sulla creazione di uno Stato palestinese che avrà una capitale nell'area di Gerusalemme Est e che sarà sostenuto da 50 miliardi di dollari di investimenti da parte degli Stati Uniti e dai loro alleati. Il documento prevede due Stati, uno israeliano e uno palestinese, ma quest'ultimo con diverse limitazioni: non potrà avere un esercito e non controllerà i suoi confini esterni e il suo spazio aereo. Netanyahu ottiene il riconoscimento della sovranità israeliana sulla valle del Giordano e in Cisgiordania diversi insediamenti legali diventeranno Stato di Israele. Le diverse porzioni di Stato palestinese saranno unite da “strade, ponti e tunnel” (qui la cartina geografica della nuova Palestina). Il punto nodale, mal digerito dalla controparte palestinese, è però l'ipotesi di Gerusalemme capitale “unita” dello Stato di Israele. Il piano ha rivecuto il plauso di diverse Nazioni arabe, tra le quali Oman, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, e Arabia Saudita. Contrari, oltre alla Palestina, anche Iran e Turchia.