Il Senato gela Trump: “No al ritiro da Siria e Afghanistan”

Brutto schiaffo per Donald Trump: la proposta di ritirare le truppe statunitensi dall'Afghanistan e dalla Siria si inceppa nel corso della votazione in Senato, dove la maggioranza repubblicana ha approvato la norma che frena il presidente dal portare via il contingente dell'Us Army dai due Paesi prima che la sconfitta di Isis e Al Qaeda sia “certificata”. Un brusco stop per il Tycoon, solo a poche ore dal discorso sullo Stato dell'Unione davanti al Congresso. Bocciatura peraltro praticamente certa alla Camera, dove la maggioranza è democratica e particolarmente agguerrita dopo l'elezione di Nancy Pelosi nel ruolo di speaker che fu di Paul Ryan quando a guidarla erano i repubblicani.

Clima elettrico

Non è un momento facile per Trump che, solo un anno fa, si presentava allo Stato dell'Unione con ben altra forza. Ora, il suo discorso rischia di assumere connotazioni poco positive per il presidente, costretto a presentarsi davanti al Congresso schierato fresco di una bocciatura congiunta (quasi certamente) di Senato e Camera su un aspetto che, già in fase di campagna elettorale, aveva dimostrato di stargli molto a cuore. Difficile che il Tycoon si faccia prendere alla sprovvista e, nonostante i repubblicani abbiano deciso di rispondere picche alla sua richiesta, l'aspetto interessante starà proprio nel vedere in che modo il presidente assorbirà lo schiaffo del Senato, in un discorso che assume toni importanti anche sul piano dello shutdown, forzatamente concluso nei suoi effetti più pratici ma di fatto ben presente nell'aria politica americana.

Va detto pure che, al di là delle promesse elettorali, la decisione di portare via i soldati da Siria e Afghanistan aveva fatto storcere il naso praticamente a tutta la classe politica, sia nel Gop che fra i dem, portando addirittura il segretario della Difesa, Jim Mattis, ad abbandonare l'amministrazione in segno di protesta. La perplessità, sua come anche di altri organi, riguardava proprio la presunta sconfitta del fondamentalismo, dai più ritenuta ancora tutt'altro che ottenuta.