Il pm chiede l'assoluzione per Marco Cappato

L'eutanasia in Italia non è legale. Lo è in Svizzera, dove nel febbraio 2017 andò a morire Fabiano Antoniani, meglio conosciuto come Dj Fabo, giovane reso tetraplegico e cieco da un incindente stradale. Ad accompagnarlo in una clinica che svolge il suicidio assistito fu Marco Cappato, esponente radicale e dell'Associazione “Luca Coscioni”.

I fatti

Ora l'uomo è finito in Tribunale, ma secondo i pm milanesi, “non ha avuto alcun ruolo nella fase esecutiva” del suicidio assistito di Dj Fabo e “non ha nemmeno rafforzato la sua volontà di morire”. Il giudice ha ribadito che Cappato “non ha in alcun modo rafforzato il proposito suicidiario di Fabo ma lo ha solo rispettato. Anzi lo ha addirittura ritardato cercando di coinvolgerlo nella sua lotta politica per tentare di dargli una nuova prospettiva di vita”.

I due pm originariamente avevano chiesto l'archiviazione della indagine a carico del rappresentante dell'associazione Luca Coscioni ma poi il gip Luigi Gargiulo aveva imposto l'imputazione coatta e l'esercizio dell'azione penale sostenendo che Cappato andasse accusato di aiuto al suicidio per avere addirittura rafforzato la volontà del proposito di togliersi la vita.

Eutanasia anche in Italia

Secondo Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la Vita italiano, la richiesta del pm nei confronti di Cappato fa prefigurare quanto avverrà con l'approvazione, nel dicembre scorso, della legge sul biotestamento. “Nella logica del provvedimento, tocca ora ai magistrati ideologizzati continuare la sistematica demolizione del nostro ordinamento per introdurre l’eutanasia”.

Gigli spiega che, “se il legislatore ha privato di ogni responsabilità penale il personale sanitario che, su richiesta del paziente, ne affretta la morte sospendendo i sostegni che lo tengono in vita, ora il pm del processo a Cappato chiede di assolverlo per l’aiuto prestato al suicidio di dj Fabo. In alternativa, il pm propone addirittura di rimettere la materia alla Corte Costituzionale perché dichiari l’illegittimità dell’art. 580 del codice penale, quello relativo al reato di aiuto al suicidio. L’obiettivo è evidente: introdurre l’assistenza al suicidio tra i compiti del servizio sanitario nazionale, ultimo gradino prima della legalizzazione del l’eutanasia attiva”.