Oltre 10 vittime nelle proteste contro il governo

Continuano le proteste contro il carovita e la corruzione in Iran. I violenti scontri che si sono registrati in tutto il Paese degli ayatollah hanno portato ad un bilancio pesantissimo di almeno 12 morti, un numero imprecisato di feriti e oltre 300 arresti. La notizia delle vittime è stata fornita dalla tv di Stato.

Morte e devastazione

Due persone sono rimaste uccise e altre ferite durante le proteste antigovernative a Izeh, una città nella provincia di Khuzestan nel sudovest dell'Iran: lo ha detto il parlamentare iraniano Hedayatollah Khademi all'agenzia di stampa semiufficiale Ilna, aggiungendo che alcune persone sono state arrestate e che materiale esplosivo è stato trovato nelle loro abitazioni. “Gli abitanti di Izeh hanno manifestato come avviene altrove nel Paese contro le difficoltà economiche e, sfortunatamente, due persone sono rimaste uccise e altre ferite – ha riferito il deputato – Non so se i colpi siano arrivati dalle forze dell'ordine o dai manifestanti”. Quattro i morti a Doroud, nella provincia occidentale di Lorestan. Secondo il governatore della città, Mashallah Nemati, citato dall'agenzia di stampa Isna, altre sei persone sarebbero rimaste ferite, mentre sono stati danneggiati o dati alle fiamme molti edifici governativi, banche e luoghi religiosi. Secondo il governatore, ad aprire il fuoco contro i manifestanti non sarebbero stati i poliziotti ma uomini in borghese che hanno sparato anche contro le forze dell'ordine e le stazioni di polizia.

Raffica di arresti

Trecento gli arresti tra Teheran, Izeh e Arak dove 12 agenti di polizia sono rimasti feriti negli attacchi all'ufficio del governatorato della stessa città. Duecento manifestanti sono stati fermati nella capitale “per aver distrutto proprietà pubbliche e per gli scontri”, secondo quanto rifetito dal vicegovernatore Nasser Bakht, il quale ha spiegato che altre persone, tra cui un gruppo di studenti, sono state rilasciate. Tra gli arrestati ci sarebbero circa 40 leader delle “manifestazioni illegali”, fra questi anche Masih Alinejad, l'attivista che aveva sfidato il governo facendosi riprendere, per le vie del centro di Teheran, senza velo e con un drappo bianco in mano, simbolo del 'White wednesday”. La donna, residente fra Londra e New York (poiché in esilio dal 2009), è stata fermata il 28 dicembre scorso.

Bloccati i social

La tv di Stato ha anche annunciato che Instagram e Telegram sono stati bloccati “per mantenere la pace”. La comunicazione è giunta dopo che l'amministratore delegato di Telegram, Pavel Durov, aveva denunciato via twitter il blocco dell'app.

Il discorso di Rohani

Nel suo primo discorso dall'inizio delle protesta, ormai quattro giorni fa, il presidente iraniano Rohani ha detto che “il popolo iraniano è libero di manifestare” e che non si preoccupa solo per l'economia ma anche per la corruzione e e la trasparenza del governo. Rohani ha poi attaccato Donald Trump per le sue “dichiarazione che interferiscono con l'attività delle autorità dell'Iran”. Nel dare il suo sostegno alle manifestazioni di questi giorni, ha aggiunto Rohani, il presidente americano si è dimenticato di quando “definiva gli iraniani terroristi”. Il riferimento è alla serie di tweet lanciati dal presidente americano: “Grandi proteste in Iran. La gente finalmente ha capito che i loro soldi e il loro benessere viene sperperato per il terrorismo” aveva scritto Trump. E ancora: “Sembra che gli iraniani non ne possano più. Gli Usa vigilano su eventuali violazioni dei diritti umani”. Il numero uno della Casa Bianca aveva anche rilanciato un tweet del suo portavoce Sarah Sanders in cui affermava che “il mondo vi sta guardando”.