Caso Regeni, l’ambasciatore italiano torna al Cairo con un investigatore

Continua ad accrescersi l’alone di sospetto attorno al caso Regeni. Le rivelazioni del “New York Times” sulle presunte notizie ricevute dal governo italiano in merito al giovane ricercatore, le quali sarebbero state inviate dallo stesso Barack Obama, non hanno mancato di alimentare il focolaio della polemica su un’uccisione che, ormai da un anno e mezzo, manca ancora dei nomi dei colpevoli. Nelle ultime ore, però, a destare più di una perplessità è stata la decisione di Palazzo Chigi di far nuovamente tornare al Cairo l’ambasciatore italiano che, come sottolineato, verrà affiancato da un investigatore incaricato di seguire le indagini sul posto. Una mossa che, in sostanza, significa il ritorno alla diplomazia dopo un periodo di botta e risposta fra Roma e Il Cairo ma che, allo stesso modo, potrebbe rivelarsi un in una ricerca della verità fin qui sin troppo affannosa.

La famiglia Regeni: “L’assenza unica forma di pressione”

La Farnesina, da parte sua, ha giustificato il rientro dell’ambasciatore in Egitto spiegando che “il nostro isolamento rischiava, se prolungato, di provocare danni. Non solo per quanto sta accadendo in Libia ma soprattutto nei confronti della nostra comunità al Cairo e nella ricerca della verità su Regeni”. Una motivazione che, però, non ha incontrato il favore della famiglia del ricercatore, la quale ha già fatto sapere che l’aver ritirato Cantini dal Cairo rappresentava l’unica forma di pressione del governo italiano su quello egiziano e che, dopo la decisione del governo, si recheranno in Egitto prima dell’arrivo dell’ambasciatore.

Smentite e cooperazioni

Sul fronte delle rivelazioni del “Nyt”, a ogni modo, Renzi e Gentiloni hanno fatto scudo reciproco, con l’ex premier ad affermare che (come riportato da “La Stampa”), nonostante durante la sua presidenza avesse avuto più volte modo di incontrare il presidente Obama, questi non aveva mai fornito documenti su Giulio o, tantomeno, rivelazioni e informazioni che non fossero già in possesso dell’Intelligence italiana. Da Palazzo Chigi, intanto, hanno fatto sapere che, con la ripresa del suo ruolo da parte dell’ambasciatore Cantini, verranno avviate una serie di progetti di cooperazione fra Italia ed Egitto, tutte finalizzate alla ricerca della verità sulla morte di Regeni, con iniziative di memoria come l’intitolazione dell’Università italo-egiziana proprio al ricercatore. Si riprende la via della diplomazia, dunque, con la speranza che questa sia davvero la volta buona per far luce sul mistero. Con tutti le (numerose) riserve del caso.