“About art”: in mostra a Milano Keith Haring, il genio della controcultura Pop

Febbraio regala la grande mostra milanese su Keith Haring e sull’influenza artistica del writer americano nell’arte contemporanea. “About Art”, questo il titolo della monumentale esposizione a Palazzo Reale dal 21 febbraio al 18 giugno 2017, non rappresenta solo un “must” – grazie alle 110 opere recuperate dalle collezioni pubbliche e private di tre continenti, molte delle quali mai esposte in Italia – ma presenta per il visitatore anche un progetto innovativo.

Il percorso curato da Gianni Mercurio, infatti, toglie per la prima volta a Keith Haring l’etichetta esclusiva di eccentrico rappresentante di una controcultura politicamente impegnata per focalizzare l’uomo-artista in rapporto alla storia dell’arte che influenzarono le sue tele.

Pollock, Klee, Dubuffet ma anche – a sorpresa – le creazioni dell’America precolombiana, le maschere del Pacifico, i calchi della Colonna Traiana nonché la pittura del Rinascimento furono le sue fonti d’ispirazione. Haring si nutrì di questi linguaggi antichi e moderni per reinterpretarli nell’originalissima sintesi dai contenuti universali e senza tempo che contraddistinsero il suo linguaggio artistico.

Nato il 4 maggio 1958 in Pennsylvania (Usa), Keith rivelò già da fanciullo una forte inclinazione per il disegno, fortemente appoggiato dal padre che ne intuì da subito lo straordinario talento. Divenuto adolescente, insofferente alle regole e spesso sotto droghe e alcool, non tralasciò mai la passione del disegno: decisiva fu la “conoscenza” con la produzione grafica di Andy Warhol. Nel ’77 organizzò la sua prima mostra personale, riscuotendo un successo favoloso e immediato.

Trasferitosi a New York, insofferente alle forme espressive tradizionali, scelse per esprimere la propria vocazione la scena urbana cittadina: fu proprio attraverso il graffitismo che Haring definì la propria identità artistica: la celebre l’icona del cane angoloso che abbaia, è l’immagine della vitalità per eccellenza.

Morì il 16 febbraio 1990 di Aids: aveva solo 31 anni. L’ultima opera pubblica che eseguì – omai quasi impossibilitato a dipingere a causa della malattia – fu “Tuttomondo” sulla parete esterna del convento di Sant’Antonio a Pisa; si tratta dell’ultimo inno alla vita di Haring, e di uno dei “progetti più importanti che […] abbia mai fatto”.