Un Padre che si prende cura di noi

“Chiedete e vi sarà dato”. “Petĭte, et dabĭtur vobis”.

Prima settimana di Quaresima – Giovedì – Mt 7, 7-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti”.

Il commento di Massimiliano Zupi

L’uomo è bisogno: di aria e di cibo per il corpo, di conoscenze e di opere per la mente, di affetto e di stima per l’anima. Per questo è radicalmente non autosufficiente: non soltanto non si può salvare da solo, ma non basta a sé stesso nemmeno solamente per sopravvivere. Mangiamo il cibo che altri hanno coltivato, vestiamo abiti che altri hanno confezionato, parliamo linguaggi che altri hanno sviluppato e apprendiamo ed utilizziamo conoscenze che altri hanno raggiunto. Per questo una delle gioie fondamentali nella vita è l’esperienza di essere accolti, curati, soddisfatti appunto nei propri bisogni: è l’esperienza fondante nei primi anni di vita, il cibo che ci fa crescere e di cui abbiamo bisogno fino all’ultimo respiro. Bisogno di essere custoditi e rassicurati.

Rispetto a tutto ciò, l’annuncio di oggi è davvero un vangelo, una buona notizia: abbiamo un Padre che si prende cura di noi, in ogni nostra necessità. “Chiedete e vi sarà dato”: evidentemente non si tratta di un invito a domandare la realizzazione di ogni nostro capriccio con la garanzia che esso verrà esaudito; chi sa di essere accudito, non ha bisogno di chiedere alcunché: un bambino è capriccioso, se non è sicuro dell’affetto dei genitori. La difficoltà nell’intendere l’imperativo di Gesù potrebbe risiedere nel fatto che non è specificato cosa occorra chiedere: ma paradossalmente avere la certezza di poter chiedere qualunque cosa, significa appunto non dover domandare più niente! La consapevolezza di poter chiedere qualsiasi cosa conduce piuttosto ad impetrare soltanto: “Si compia la tua volontà” (Mt 26,42). Perché più nulla ci fa paura (Rm 8,35-39). Non abbiamo più nulla da chiedere: l’esistenza diventa allora l’attesa e la sorpresa di verificare che cosa ci sarà dato. Come Dio condurrà la nostra vita? Quali strade aprirà? E quando sembrasse che ci abbia abbandonato, è perché vorrà darci tutto sé stesso: vorrà che ci abbandoniamo totalmente nelle sue braccia (Lc 23,46). Le difficoltà, l’esperienza dell’abbandono, infatti, sono lo spazio, il vuoto delle sue braccia allargate che attendono solo di poterci accogliere.