Strage di San Marco in Lamis, lacrime e dolore ai funerali degli agricoltori assassinati

Gremita in ogni ordine di posto la chiesa della Santissima Annunziata di San Marco in Lamis dove, nel pomeriggio di oggi, si sono svolti i funerali di Luigi e Aurelio Luciani, i due agricoltori massacrati a colpi di kalashnikov dai killer della criminalità organizzata del foggiano i quali, poco prima, avevano freddato il boss Mario Luciano Romito e suo cognato (nonché autista) Matteo De Palma. Erano testimoni scomodi, i due fratelli Luciani, di un’esecuzione barbara, conclusa con l’inseguimento del loro furgoncino, raggiunto e bersagliato da ripetuti colpi di mitra, fino a provocare la morte di entrambi. Una violenza inaudita, che ha sconvolto l’intero Paese e palesato l’esistenza di una radicata criminalità che, da anni, porta avanti una faida sanguinosa (e perlopiù impunita) nella zona del Gargano.

Inseguiti e uccisi

Il ministro Minniti, nella giornata di ieri, ha annunciato il rafforzamento delle unità investigative sul territorio, perché possa concretizzarsi una migliore efficienza nel fronteggiare la criminalità “efferatissima e pericolosa” della quale aveva parlato anche il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. A testimonianza della crudeltà con la quale è stato messa in atto l’uccisione dei due, l’accanimento sui due fratelli testimoniata dall’autopsia: Aurelio, in particolare, era riuscito a uscire dal suo furgoncino ma è stato raggiunto e finito nonostante fosse già ferito. A presiedere il rito funebre, il parroco don Pietro Giacobbe: “Ci chiediamo – ha detto durante la sua omelia – perché è successo a noi. Non abbiamo risposte”.

Un’esecuzione

Centinaia le persone che hanno affollato la chiesa di San Marco in Lamis, giunte per dare l’ultimo saluto a due cittadini “inermi e innocenti”, per usare le parole del ministro Minniti. Ma, soprattutto, due lavoratori che, come ogni giorno, si stavano recando nei propri campi per compiere il loro dovere quotidiano e che, terribilmente, si sono trovati di fronte a un commando spietato che ha ritenuto opportuno sgomberare il campo da ogni possibile testimone. Una morte atroce, un delitto tremendo che, come affermato ancora dal capo del Viminale durante la conferenza stampa svolta ieri, merita “una reazione durissima da parte dello Stato italiano”. Nel frattempo, si sono svolti anche i funerali dei due pregiudicati assassinati, per i quali sono stati vietati, da parte del Questore, i funerali pubblici.