CASO SCONTRINI, I PM CHIEDONO 3 ANNI E UN MESE PER IGNAZIO MARINO

La procura della Repubblica di Roma ha chiesto 3 anni, un mese e 10 giorni per Ignazio Marino per il “caso scontrini”. All’ex sindaco vengono contestati i reati di falso, peculato e truffa in relazione all’utilizzo della carta di credito del Campidoglio ed al pagamento di consulenze della sua Onlus “Imagine“.

La richiesta di condanna è stata formulata dai pm Roberto Felici e Pantaleo Polifemo. I rappresentanti dell’accusa sono partiti da una pena di quattro anni e otto mesi di reclusione (quattro anni per il caso scontrini, otto mesi per la vicenda Onlus), ridotta di un terzo per la scelta del rito abbreviato da parte di Marino. Oggetto del processo 56 cene, per circa 13 mila euro, pagate dall’ex sindaco con la carta di credito, e la predisposizione di certificati che attestavano compensi destinati a collaboratori fittizi o inesistenti che avrebbe procurato alla Onlus un ingiusto profitto di seimila euro.

“Abbiamo chiesto l’assoluzione di Ignazio Marino per non avere commesso i fatti attribuiti. Abbiamo fatto a pezzi l’impianto accusatorio” ha commentato l’avvocato Enzo Musco, difensore dell’ex sindaco. “Mi stupisco che le indagini della guardia di finanza siano state fatte male – ha dichiarato con riferimento all’accusa relativa a cene pagate con la carta di credito del Campidoglio – per tutte hanno ripetuto lo stesso refrain, invece di andare da lui e fare gli accertamenti con chi aveva cenato quelle sere. Gli investigatori sono stati superficiali. Nessuno gli ha chiesto nulla quando il 19 ottobre del 2015 si presentò in procura per fornire la propria versione dei fatti”.

Quanto alla vicenda Onlus “ha fatto tutto – ha aggiunto Musco – la direttrice Rosa Garofalo, come da lei stessa dichiarato. Il professor Marino non si e’ mai recato nella sede dell’Onlus, ne ha mai compiuto atti di natura amministrativa. E’ veramente incomprensibile questo capo d’accusa”. Nel corso dell’udienza Marino ha fatto una dichiarazione spontanea e, secondo il legale, si è “difeso alla grande”.

L’Avvocatura del di Roma Capitale, nel frattempo, ha chiesto a Marino un risarcimento da 600 mila euro, 500 mila per danno d’immagine e 100 mila per danno funzionale.