L’UOMO CHE COLORA LE COMETE

La notizia è nascosta tra le pieghe di uno dei tanti bollettini tecnici interni, in questo caso il Notiziario dell’Istituto nazionale di Astrofisica. E porta l’Italia alle stelle… Non per modo di dire, proprio lassù dove il buio si fa strada e i puntini luminosi tracciano la rotta, dai tempi dei Magi ad oggi. Una di queste in particolare, la 67P/Churyumov-Gerasimenko, ha un universo cromatico praticamente esaurito in una scala di grigi. Ebbene, una delle proposte di collaborazione fra scienziati e appassionati messe in campo da Padma Yanamandra Fisher, dello Space Science Institute, nell’ambito di ThePACAProject (Professional – Amateur Collaborative Astronomy) è stata proprio l’invito a “fare il makeup” alla cometa di Rosetta. Come? Regalandole i colori che non ha. E non per trasformarla in quello che non è, intendiamoci, bensì per aiutarci a conoscerla e apprezzarla meglio.

Un makeup scientifico, insomma, nel quale i risultati più spettacolari sono quelli ottenuti da un astrofilo 35enne di Fiumicino, vicino a Roma, Giuseppe Conzo. Uno schiaffo a chi pensa che l’Italia non sia più il Paese che regala intelligenze al mondo. L’ha sentito Marco Malaspina, intervista che riportiamo integralmente, e gli ha chiesto come ha fatto ad ottenere le sue spettacolari creazioni, basate sugli scatti della fotocamera OSIRIS di Rosetta. “Coltivo la passione per l’astronomia sin da piccolo e la porto avanti ogni giorno e la curo come se fosse un primogenito. Il mio lavoro è nel settore delle telecomunicazioni, come analista presso un noto gestore telefonico, ma non nascondo che ogni giorno l’astronomia arricchisce il mio quotidiano, la mia vita, e mi fa comprendere quanto siamo piccoli e fragili rispetto all’immensità dell’Universo”.

conzoCos’è questo gruppo di appassionati e scienziati che lavorano assieme, e come è entrato a farne parte? “Il gruppo di supporto alla Missione Rosetta è un gruppo di astrofili amatoriali e astronomi che ha vita sul web, e precisamente su Facebook, ed è un gruppo chiuso. SI chiama PACA_Rosetta67P, ed è composto da circa 200 membri. L’accesso può avvenire soltanto tramite invito degli amministratori. L’invito a entrare a far parte del gruppo mi è arrivato nell’aprile del 2015, direttamente da parte di Padama Yanamandra Fisher, senior research scientist allo Space Science Institute”.

Come vi procurate le immagini da cui partire per le vostre elaborazioni? “Le immagini originali non sono altro che le immagini che l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, pubblica sul proprio sito, e sono accessibili a tutti. Normalmente l’ESA pubblica immagini in formato PNG o JPG. Talvolta pubblica anche qualche immagine in FITS”.

Quali tool ha utilizzato per i suoi interventi grafici? “Per le mie elaborazioni ho utilizzato principalmente due software: Photoshop e AstroimajeJ. Il primo è diffuso, il secondo è un software di elaborazione e analisi astronomica in termini di pixel dell’immagine stessa. Consente di unire i canali RGB di un’immagine, ma anche di effettuare analisi sul numero dei pixel presenti in una determinata inquadratura, e da lì si può arrivare anche a ottenere diagrammi “termici”, o diagrammi della superficie che si vuole studiare. Tutto chiaramente in termini di pixel: quindi un’analisi termica si riferisce non alla temperatura vera e propria, ma è un’analisi di quantità di pixel generati in un particolare di una determinata immagine”.

Sembra molto complicato… quanto tempo richiede? “In genere, il lavoro più lungo nell’elaborazione di queste immagini è la creazione di pseudo canali RGB. Ogni immagine, per essere elaborata, necessita di un tempo che può andare dalla mezz’ora alle due ore. Dipende dalla complessità dell’immagine stessa”.

Quali obiettivi si è posto, intervenendo su queste immagini? “Il mio obiettivo e compito nel gruppo, se così si può dire, è ricavare dalle immagini originali pubblicate dall’ESA, che sono immagini in bianco e nero, immagini “in falsi colori”. Questo per due motivi: uno è strettamente estetico, e quindi mostrare la cometa nel suo splendore:; l’altro è un obiettivo più tecnico-scientifico. Infatti, trasformando in “falsi colori” le immagini, è possibile scorgere dettagli della superficie della cometa che in bianco e nero risulta difficile vedere. Ad esempio, può essere utile capire il grado di riflessione della luce solare in vari punti della cometa, dunque si può avere qualche informazione in più su come può essere effettivamente fatta la superficie visibile nell’inquadratura stessa”.

È previsto un premio? “Tutti i membri del gruppo PACA_Rosetta67P hanno ricevuto un attestato di partecipazione che garantisce l’appartenenza a tale gruppo”.

Ci può svelare qualche “trucco del mestiere”, per chi che volesse entrare nel gruppo di supporto? “Francamente non credo ci sia una regola ben precisa per poter entrare a far parte del gruppo. Io ad esempio mi ci sono trovato invitato all’improvviso. L’unica cosa che posso dire e consigliare a tutti è quella di fare di qualcosa già noto, un qualcosa di davvero speciale, proprio come ho fatto e sto facendo io con le immagini della cometa. In definitiva, le immagini della cometa sono largamente pubblicate dall’ESA, ma quel qualcosa di speciale che ho aggiunto è stato proprio trasformarle in immagini a colori per mostrare, così, risultati nuovi”.

Si narra che la responsabile del drill di Philae, Amalia Ercoli-Finzi, la prima volta che ha “visto” 67P abbia esclamato che si trattava d’una cometa bruttissima. Lei che ne pensa? Il vostro lavoro potrebbe aiutare la professoressa a cambiare idea? “Beh, effettivamente la cometa 67P non ha una bella silouette… Però è proprio la sua bruttezza che mostra la qualità di un oggetto di questo tipo. Infatti grazie alla sua forma irregolare, con due lobi diversi, è possibile capire molte cose sulla natura di questo tipo di oggetti del Sistema solare. Proprio l’ESA, di recente, ha scoperto che la cometa 67P è un oggetto leggero e poroso, come una pietra pomice. Importante è la similitudine che si può riscontrare con le caratteristiche di molti oggetti rocciosi esistenti sul nostro pianeta”.

CHI E’ E COSA FA GIUSEPPE CONZO

E’ un astrofilo, sin da piccolo ha coltivato la fantastica passione per l’Astronomia ogni giorno. Vive a Palidoro (Fiumicino) ed è felicemente sposato. “Amo il posto in cui vivo – racconta – e da pochi mesi ho avuto l’idea di dare al territorio la possibilità di conoscere questa fantastica disciplina. A settembre ho organizzato la prima osservazione pubblica al telescopio per gli abitanti di Palidoro e a ottobre ho iniziato una serie di corsi di Astronomia aperti a tutti nella Parrocchia SS Filippo e Giacomo che si trova nel borgo antico. Il mio progetto è «seminare l’astronomia», affinché si possa sensibilizzare la popolazione e le istituzioni, ma soprattutto i più piccoli che già dalla tenera età possano avere la possibilità di capire come funziona l’Universo. Il mio sogno nel cassetto? Realizzare un osservatorio astronomico nel comune di Fiumicino”.