La stella più vicina al nostro Sole ha un pianeta che potrebbe ospitare la vita

Proxima Centauri b, il pianeta che ruota intorno alla stella più vicina al nostro Sole, potrebbe ospitare la vita.

Lo indicano i risultati della ricerca condotta dall’università britannica di Exeter sull’atmosfera del pianeta extrasolare in orbita nella zona abitabile della nana rossa Proxima Centauri, nella costellazione del Centauro.

La simulazione della sua atmosfera – pubblicata sulla rivista Astronomy & Astrophyics – è stata condotta utilizzando il modello che da anni è il punto di riferimento per lo studio della meteorologia sulla Terra e rappresenta il primo tentativo di esplorare virtualmente l’atmosfera di un pianeta esterno al Sistema Solare.

Le simulazioni

La prima delle due simulazioni condotte dai ricercatori di Exeter, coordinati da Ian Boutle, è partita dall’ipotesi che l’atmosfera di Proxima b – un pianeta roccioso con una massa simile a quella della Terra – abbia una composizione simile a quella terrestre, considerando che la sua distanza dal sole è tale da poter ipotizzare la presenza di acqua allo stato liquido in superficie.

La composizione chimica media (al suolo) dell’atmosfera terrestre è complessa:  è composta principalmente da Azoto (N2): 78,08% e Ossigeno (O2): 20,95%; ma ci sono tracce di molti altri elementi e composti chimici, quali Argon, Vapore acqueo, Biossido di carbonio, Neon, Elio, Metano, Idrogeno, Kripton, Xeno e Ozono.

La seconda simulazione ha invece ipotizzato un’atmosfera più semplice, composta da solo azoto con tracce di anidride carbonica.

Entrambe le simulazioni, eseguite tenendo conto di diverse configurazioni orbitali, indicano che Proxima b potrebbe essere un pianeta abitabile dall’uomo in quanto sembra possedere un clima piuttosto stabile. Tuttavia, gli stessi ricercatori ritengono che i loro dati siano preliminari e che sia davvero troppo presto per trarre conclusioni.

Proxima Centauri b

Scoperto nell’agosto 2016, Proxima Centauri b dista dalla Terra solo 4,224 anni luce dal Sistema Solare: questo lo rende l’esopianeta conosciuto più vicino possibile alla Terra e, a febbraio 2017, quello con il terzo Esi (indice di similarità terrestre) più alto tra tutti gli esopianeti conosciuti (0,87). Gli astronomi di mezzo mondo sono in attesa dei dati dai telescopi che potranno aiutare a trovare la risposta definitiva sulla presenza di vita aliena sul pianeta.