Gli Stati Uniti non riconoscono il referendum indipendentista del Kurdistan

A poco meno di una settimana dal referendum indipendentista del Kurdistan, un comunicato del Segretario di Stato statunitense, Rex Tillerson, afferma: “Gli Usa non riconoscono l’esito del voto“, giustificando: “i risultati mancano di legittimità e continuiamo a sostenere un Iraq unito, federale, democratico e prospero”. Nel testo, diffuso dal Dipartimento di Stato, si legge: “Rimaniamo preoccupati delle potenziali conseguenze negative di questo passo unilaterale“.

L’intervento di Russia e Francia

Sulla vicenda è intervenuta anche la Russia, affermando di rispettare le aspirazioni nazionali dei curdi ma di ritenere “che tutti i punti in discussione tra le autorità federali e la leadership della regione autonoma curda possano essere risolte, e dovrebbero essere risolte, attraverso un dialogo costruttivo e rispettoso allo scopo di sviluppare una formula reciprocamente accettabile di coesistenza nell’ambito di uno Stato iracheno unificato”. Il ministero degli Esteri russo ha, in ogni caso, precisato che Mosca sostiene “la sovranità, l’unità e l’integrità territoriale dell’Iraq, Paese amico, e di altri Paesi del Medio Oriente”. Il presidente francese si pone sulla stessa scia della Russia e, come si apprende oggi, in un colloquio telefonico con il premier iracheno Haidar al Abadi, avvenuto all’indomani del voto, Macron afferma: “E’ importante preservare l’unità e l’integrità dell’Iraq, e allo stesso tempo riconoscere i diritti del popolo curdo”. “Ogni escalation deve essere evitata”, ha aggiunto il capo dell’Eliseo, offrendo l’aiuto della Francia per evitare “tensioni tra Baghdad e Erbil“.

Il referendum

Nei giorni scorsi la commissione elettorale del referendum per l’indipendenza del Kurdistan ha ufficializzato la vittoria del “Sì”, che ha ottenuto il 92% dei consensi. Si tratta della stessa percentuale che era stata anticipata dalla televisione curda Rudaw e dal presidente della regione autonoma, Massud Barzani. Anche se il risultato non è legalmente vincolante, Barzani ha invitato il governo centrale di Baghdad e i Paesi vicini a rispettare la volontà espressa dagli elettori. Un appello rivolto in particolare a Turchia e Iran, che hanno manifestato la loro contrarietà all’iniziativa. Il primo ministro iracheno Haidar al Abadi, intervenendo in Parlamento, ha escluso l’uso della forza contro il Kurdistan. Il premier iracheno ha affermato che il governo “applicherà la legge federale nella regione curda con il potere della Costituzione” e ha aggiunto di non volere “una guerra tra cittadini iracheni”. Poi ha concluso: “Non ci sarà nessun combattimento tra cittadini del nostro Paese”.