A CEBU LA TESTIMONIANZA DI UN PRETE CHE VIVE TRA I POVERI

Si è concluso a Cebu, nelle Filippine, il 51° Congresso Eucaristico Internazionale, svoltosi sul tema “Cristo in voi, speranza della gloria” (citazione tratta dalla lettera di San Paolo ai Colossesi). All’evento hanno partecipato oltre diecimila persone, con 8.500 delegati da 71 Paesi. Anche il Papa è stato presente attraverso un video messaggio. Tra i relatori, è intervenuto padre Luciano Felloni, parroco tra i poveri nelle Filippine, con una riflessione intitolata: “Lavare i piedi dei poveri: l’Eucaristia e il sacerdozio”.

“Ho parlato del lavare i piedi come di un profondo segno di amore: non soltanto di servizio, non soltanto di abbassamento, ma di amore. Ho spiegato che quattro anni fa sono andato a prendermi cura della mia mamma, che aveva un cancro e stava per morire. Le ho dovuto lavare i piedi parecchie volte e in quel lavare i piedi alla mia mamma malata ho capito che il lavaggio dei piedi era un atto di amore del Signore. E allora sentire questo: a tutti noi poveri spiritualmente il Signore chiede di lasciarci lavare da Lui le nostre povertà, spirituali e morali. E  allora poi, come Chiesa, ci chiede di portare questo grande dono che abbiamo, di servizio e di amore profondo, alle periferie dove sono i poveri veri, la gente povera”.

Poi ha ricordato che sono proprio i poveri che fanno la Chiesa: “In posti dove neanche il governo alle volte vuole andare, la polizia non riesce ad entrare, ci sono parrocchie, parrocchie con poveri, che portano avanti la fede. Il Signore è presente là grazie a loro. E come Chiesa dobbiamo continuare ad andare, a portare la grazia che abbiamo, a celebrare l’Eucarestia. Fare questo sforzo, di essere tra di loro”. Non è stato trascurato nemmeno il ruolo che hanno i laici che distribuiscono le ostie consacrate agli ammalati, alle cappelle lontane delle parrocchie, a paesini sperduti in montagna dove neanche il prete arriva.

Dove vive padre Luciano la gente lavora: “piccoli lavori manuali per portare avanti una famiglia di cinque, sei bambini, abitando in uno spazio piccolissimo, senza letti. La casa di famiglia fatta di cartone, pezzi di plastica. Di questa povertà parliamo: ammalarsi e non avere nessun posto dove andare a prendere una medicina o trovare un dottore. Giovani con una voglia enorme di continuare gli studi, ma che sono bloccati dalla povertà e non riescono a finire la scuola media. Ecco, questa è la povertà: gente che non ha i mezzi materiali per mangiare tre volte al giorno, e per non essere malnutrita. Questa è la povertà: delle cose che sono basiche per la vita e la dignità di un essere umano. Loro non hanno tutto questo, ma hanno invece una fede fortissima”.

La loro ricchezza è la fede, e lo si capisce quando si partecipa alla messa: “La celebrazione eucaristica è una festa: pienissima di gente, con tantissimi giovani. E ancora, il sorriso tipico filippino di fronte a questa povertà, la fede; e portano avanti la Chiesa. La Chiesa fa l’Eucarestia e la Chiesa in queste parrocchie sono questi poveri. Sono loro, con i loro canti, ministri dell’Eucarestia. E questa gente fa l’Eucarestia, ma l’Eucarestia fa loro. A Pajatas una volta (eravamo tutti stranieri, un prete italiano, uno vietnamita e io argentino) ho detto a una donna: ‘Poveri voi! Dovete sopportare questi preti tutti stranieri, che non parlano bene la lingua’. E lei mi ha risposto: ‘Poveri no. Prima eravamo solo poveri, ma quando siete venuti e avete messo una parrocchia qui, siamo diventati Chiesa!’”.