Sgominata banda dedita alla truffa: 26 arresti

Truffavano società multinazionali. Un’associazione per delinquere dedita alla truffa è stata sgominata dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Taranto che ha eseguito 26 arresti. All’esito dell’intera attività sono state complessivamente denunciate all’Autorità Giudiziaria 101 persone, responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di truffa aggravata, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e false comunicazioni sociali. Contestualmente, sono stati equestrati beni pari a 13,5 milioni di euro. Per l'esecuzione delle misure personali e patrimoniali, fa sapere la Gdf di Taranto, sono stati impiegati 39 reparti del Corpo dislocati in 12 regioni. 

Le indagini

Nello specifico, le Fiamme Gialle hanno eseguito 14 misure cautelari in carcere e 12 ai domiciliari in base a un'ordinanza del Gip del Tribunale, ritenendo di aver sgominato, in due anni di indagini, una organizzazione criminale di truffe ai danni di alcune multinazionali della locazione di beni tecnologici e sistemi informatici, che riciclava inoltre ingenti risorse derivanti da varie attività illecite. E' stato eseguito anche un decreto di sequestro preventivo per 13,5 milioni di euro nella disponibilità degli indagati di spicco e di alcuni prestanome. Oltre ai beni mobili, immobili e finanziari, sono state sequestrate quote del capitale di 60 società, per 18 di queste anche i relativi beni aziendali. Come si legge nel comunicato stampa diffuso dai militari, V.D., pluripregiudicato, 48enne residente a Grottaglie (TA), attore principale del sodalizio criminoso, ha posto in essere una serie di azioni illecite attraverso l'individuazione di società formalmente inattive, di remota costituzione ovvero senza pendenze di carattere penale e/o amministrativo. Le stesse società, alle quali venivano variate la compagine sociale e sostituiti gli amministratori con prestanome, redigevano falsi bilanci, che poi venivano depositati presso la Camera di Commercio, al fine di far apparire economicamente solida l’attività svolta.

Locazione operativa

Ciò ha indotto in inganno alcune società multinazionali, le quali, valutate erroneamente come veritiere le positive ma fittizie informazioni economico finanziarie, hanno concluso contratti di “locazione operativa”, acquistando, partite di beni e servizi da concedere poi a sua volta in locazione a clienti utilizzatori finali. Questi ultimi hanno provveduto poi a pagare solo alcune delle rate della locazione alle multinazionali, lasciando insoluti la maggior parte dei restanti pagamenti. Ciò ha consentito all’organizzazione di ritardare l’individuazione della truffa nonché di concludere il maggior numero possibile di contratti di noleggio operativo. I soggetti prestanome a cui far ricoprire il ruolo di amministratore nelle società dinamiche nel meccanismo di truffa sono stati ricercati ed assoldati da due soggetti che annoverano precedenti per associazione per delinquere di stampo mafioso, il primo legato al clan D’Amore il secondo al clan D’Oronzo. Il meccanismo truffaldino, si alimentava anche dei capitali forniti da un pregiudicato agli arresti domiciliari per associazione per delinquere finalizzato al traffico di sostanze stupefacenti. I proventi della truffa costituivano i capitali da riciclare in molteplici attività illecite quali l’usura, nei confronti di persone in difficoltà economiche, con applicazione di tassi d'interesse fino al 232%. Il regolare pagamento delle rate del prestito illecito veniva preteso minacciando le stesse vittime. Oltre al riciclaggio ed autoriciclaggio, l’organizzazione reimpiegava i proventi illeciti in attività commerciali lecite destinate ad acquistare prodotti alimentari e di consumo collocati in un supermercato con sede legale ad Altamura (BA), di fatto gestito sempre dal pluripregiudicato di Grottaglie.