LA VISITA DI PAPA FRANCESCO ALLA SINAGOGA DI ROMA, DOMANI

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Oltre 300 giornalisti sono accreditati per la visita di Papa Francesco alla Sinagoga di Roma, domani, domenica 17 gennaio 2016, alle ore 16. L’ufficio stampa della Comunità ebraica ha chiuso le autorizzazioni per ragioni di sicurezza. “È un evento importante. Un incontro che conferma la necessità del dialogo e, allo stesso tempo, l’importanza di riproporre periodicamente degli eventi che rafforzino l’amicizia tra ebrei e cattolici, mettendo in luce, di volta in volta, quegli elementi su cui bisogna in particolare soffermarsi e come bisogna rivolgersi insieme a un pubblico più ampio”, ha detto ai microfoni di Radio Vaticana il rabbino Giuseppe Momigliano, presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia.

Francesco è il terzo Pontefice a varcare la soglia del Tempio maggiore romano. Giovanni Paolo II nel 1986 e Benedetto XVI nel 2010. Resta viva nel ricordo la commozione nell’accogliere Papa Wojtyla dello scomparso rabbino capo di Roma Elio Toaff (è morto lo scorso aprile all’età di 99 anni), riconosciuto come una delle massime autorità spirituali e morali ebraiche del secolo in cui ha vissuto, impegnato con fiducia, energia e speranza nell’avvicinamento fraterno tra ebrei e cattolici. Sulle pagine dell’Osservatore Romano, però, il direttore Giovanni Maria Vian definisce la visita di Papa Francesco “ancora più rilevante” per “la crescita irreversibile della reciproca conoscenza (ancora scarsa, per la verità) e dell’amicizia”.

Certamente, l’abbraccio spirituale del pastore della Chiesa cattolica di Roma con gli ebrei italiani, in un momento storico in cui il mondo è lacerato da guerre e violenze nel nome illegittimo della religione e dell’unico Dio, lancia un messaggio forte, simbolico e allo stesso tempo concreto, programmatico, alla famiglia dei credenti e a tutta la comunità politica e civile internazionale.

Papa Francesco arriverà al quartiere ebraico alle ore 16.00 circa entrando da Largo XVI ottobre e sarà accolto, da protocollo, dal presidente della Comunità ebraica romana, Ruth Dureghello, insieme al presidente delle Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei), Renzo Gattegna, e al presidente della Fondazione Museo della Shoah, Mario Venezia. Il Pontefice deporrà i fiori sulla lapide che ricorda la deportazione degli ebrei romani nel 1943. Quindi, accompagnato da Dureghello e da Gattegna, percorrerà Via Catalana, per raggiungerà l’effige in ricordo di Stefano Gai Taché, il bambino ucciso nell’attentato terroristico del 1982. Quindi, il Papa incontrerà le famiglie.

Intorno alle 16.20, il Pontefice dovrebbe raggiungere a piedi il Tempio maggiore, dove sarà accolto inizialmente dai vicepresidenti della Comunità ebraica romana. Claudia Fellus e Rube Della Rocca, quindi, sulla scalinata della Sinagoga troverà a riceverlo il rabbino capo Riccardo Di Segni. All’interno, saranno presenti gli esponenti di diverse Comunità ebraiche d’Europa. La visita del Santo Padre, nel corso della quale saluterà anche alcuni reduci dalle deportazioni nei lager nazisti, si concluderà con un colloquio privato con il rabbino Di Segni e il discorso che seguirà quelli di Dureghello, Gattegna e dello stesso Di Segni. Il rientro in Vaticano è previsto intorno alle 17.40.

Jorge Mario Bergoglio si è sempre impegnato in favore del dialogo affettuoso e collaborativo con i “fratelli maggiori”, come Papa Wojtyla chiamava gli ebrei. Espressione, però, che Di Segni ha chiesto di non utilizzare. Cristiani ed ebrei sono “amici e fratelli”, ha detto Francesco ai delegati dell’International Council of Christians and Jews in udienza lo scorso giugno. “I cristiani hanno radici ebraiche”. E, “pur con prospettive diverse, confessiamo lo stesso Dio, Creatore dell’universo e Signore della storia”. Tra i suoi migliori amici, quando era Arcivescovo di Buenos Aires, c’era – e lo è tutt’ora – il rabbino Abraham Skorka, che fu suo ospite nel viaggio in Terra Santa).

C’è, dunque, una speciale attesa per il discorso del Pontefice, domani, nella cornice spirituale del Giubileo della Misericordia e in una fase storica in cui “all’estremismo dilagante, alle violenze in nome della religione” e alla paura del terrorismo, come ha detto Di Segni, bisogna rispondere con messaggi di pace e di fratellanza universale forti.

Ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario del documento conciliare “Nostra Aetate”, che ha segnato – ha detto il Papa – il “passaggio dalla diffidenza alla fiducia” tra le due religioni monoteiste, con la caduta dei pregiudizi anti-giudaici.

Durante il viaggio in Polonia previsto nel prossimo mese di luglio, Papa Francesco visiterà anche il campo di sterminio di Auschwitz.