Quattro film italiani per le nomination agli Oscar europei

Il cinema italiano è nuovamente uno dei grandi protagonisti della scena internazionale grazie agli artisti, autori, produttori, attori e professionalità tecniche. Commedie e documentari, film politici e animazione: il cinema italiano si affaccia agli Oscar Europei, EFA, con cinque nomination e quattro film straordinariamente diversi fra loro. Ma l’originalità non si ferma nella composizione della squadra italiana, prosegue nell’unicità cinematografica e produttiva che le quattro opere rappresentano.

“Il capitale Umano” di Paolo Virzì come Miglior Regia e Migliore Attrice Protagonista per Valeria Bruni Tedeschi. Il film, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore statunitense Stephen Amidon, descrive una parabola decisamente opposta alla consuetudine. Perché per una volta non è stata l’Europa a fornire spunti o remake al cinema americano. Scelta già premiata dai risultati commerciali: con circa 50 paesi all’attivo è il film italiano del 2014 più venduto all’estero.

“L’arte della felicità” di Alessandro Rak ha preso la nomination come Miglior Film d’Animazione. Per la prima volta nella storia del cinema italiano un lungometraggio d’animazione viene candidato ad un grande premio internazionale (unico precedente il cortometraggio Cavallette di Bruno Bozzetto in nomination all’Oscar nel 1991). La nomination ha un valore enorme se si considera l’animazione come il vero outsider della produzione.

“La mafia uccide solo l’estate” di Pif /Pierfrancesco Diliberto come miglior commedia. Sembra un paradosso che un film sulla mafia, pensato più per ricordare che per denunciare, possa essere un’ottima commedia e finire tra le cinque migliori d’Europa. Il successo nazionale ed internazionale di La mafia uccide solo l’estate è dovuto al coraggio del suo autore, che per il suo esordio ha voluto stravolgere il genere mafia film per rivolgersi ad un pubblico giovane e giovanissimo. E in termini di fuori genere, “Sacro Gra” di Gianfranco Rosi (Nomination come Miglior Documentario), è diventato l’emblema di una tendenza che ha rotto i confini tra film e documentario, tra realtà e finzione.