Italia venduta a pezzi

Una denuncia forte contro la spietata concorrenza delle grandi fabbriche estere di materie prime e gli effetti degli oligopoli delle multinazionali straniere, con la svendita dei “gioielli di famiglia”. Non stiamo parlando dell’attualità, ma di quanto don Sturzo evidenziava già nel Novecento; come nell’episodio del Britannia, evento precursore della drammatica perdita di sovranità nazionale che oggi raggiunge l’apice. Analisi e pericoli che, purtroppo, sono ancora attualissimi.

Oggi il modello straniero, estraneo ed imposto, della globalizzazione economica, dietro la vacua formula dell’“esportazione della democrazia” su scala planetaria ha promosso lo scatenarsi delle forze speculative che ha, invece, distrutto la concezione stessa di bene comune, per dare potere ai forti con tendenze egemoniche e vetero-colonialiste, spesso con regimi giuridici e fiscali, di lavoro e di compatibilità ambientale, disomogenei e non sostenibili in Stati organizzati per la tutela dei cittadini.

Si è affermata, così, un’economia finanziaria dissennata e iniqua, a discapito dell’economia reale. Il predominio del profitto ha portato alla crescita del disinteresse e della insensibilità nei confronti delle condizioni e delle possibilità delle persone e dei lavoratori, dal punto di vista sociale, civile, culturale, economico.

L’Italia è stata la ghiotta e incontrastata preda degli appetiti stranieri, con la confusa e insana, quanto repentina, dismissione di pezzi importanti di economia reale nazionale. Il faro dell’impegno politico di don Sturzo era la centralità della persona, della sua dignità. Questa è perduta. L’incapacità della politica di individuare soluzioni o addirittura risposte anticipatorie e preventive ai problemi della nazione e dei singoli cittadini ha determinato la soggezione a decisioni prese dall’esterno e fuori dal al controllo della sovranità nazionale.

È seguita la fase della legittimazione popolare passiva. Il popolo sovrano ha concorso alla sua sconfitta democratica, riducendo la propria partecipazione all’appuntamento elettorale, all’interno di un sistema di rappresentanza innegabilmente cooptativo e con una informazione presidiata e ad accesso canalizzato.

Ecco, allora, che la democrazia è ormai all’ombra di quella che è stata definita una “democratura”. L’ora è grave, per recuperare quell’appello sturziano agli ideali di giustizia e di libertà e restituire valore alla repubblica, alla sovranità nazionale. I corpi intermedi possono aiutare alla ricognizione e all’analisi dei fabbisogni, a selezionare le priorità di intervento, individuare proposte di soluzione, formare una nuova classe dirigente.