LIBIA: RINVIATA LA FIRMA DI TRIPOLI E TOBRUK SULL’ACCORDO ONU

La firma sull’accordo, voluto, tra i due parlamenti libici, per un governo d’unità nazionale sarà apposta giovedì 17 dicembre e non oggi. Lo ha annunciato un portavoce delle Nazioni Unite, spiegando che il rinvio della firma è dovuto a motivi “logistici” e non politici, come era invece trapelato dalla riunione di ieri a Malta tra i presidenti dei due Parlamenti che rappresentano gli intransigenti degli schieramenti. Da Malta, dove è avvenuto il primo incontro tra Nuri Abu Sahmeim, presidente dell’Assemblea internazionalmente riconosciuta di Tobruk, e Aqila Salah, capo dell’islamista General National Congress di Tripoli, era arrivata la notizia di un ulteriore rinvio della firma. Secondo quanto riferito dal “Times of Malta” per i due politici il testo definito dall’Onu è contrario alla volontà del popolo libico. “Siamo venuti qui per annunciare al mondo che siamo in grado di risolvere i nostri problemi da soli con l’aiuto della comunita’ internazionale ma non accetteremo alcun intervento straniero.

“E’ contro la volontà del popolo libico”, ha scandito Abu Sahmeim. Sulla stessa linea Salah che però ha esortato la comunità internazionale a considerare i progressi compiuti nell’incontro. “Ma – ha aggiunto – dobbiamo avere il tempo di formare un efficace governo di unità (nazionale), perché se agissimo frettolosamente questo porterebbe a ulteriori problemi nel futuro”. Intanto si è saputo che alcune milizie di Tripoli che fanno capo al Raggruppamento delle piazze della Rivoluzione, hanno respinto il documento firmato dai paesi partecipanti alla Conferenza di Roma sulla Libia di domenica scorsa. In una nota diffusa alla stampa libica, il Raggruppamento sostiene di “appoggiare invece il dialogo inter-libico e il documento emerso dall’accordo di Tunisi”, quello senza l’Onu. Secondo i miliziani libici, “sono da respingere le considerazioni fatte in documenti come quello di Roma, che consentono ingerenze negli affari interni libici, mentre la via da seguire e’ quella dell’accordo avviata a Tunisi”.