Terremoto, Renzi: “Casa Italia non serve a lucrare voti. No a divisioni sulla prevenzione”

Sulla prevenzione sismica non deve esserci “divisione politica”, perché il progetto “Casa Italia” non serve a lucrare voti. Matteo Renzi, alla Camera, ha invitato i partiti a far prevalere “le ragioni dell’unità nazionale” davanti alla tragedia del terremoto che ha devastato il Centro Italia.

E non solo perché la maggioranza non può pensare di “monetizzare” ora nelle urne un’azione che sarà lunga e complessa. Ma anche perché uniti bisogna affrontare l’emergenza e la ricostruzione, con la battaglia in corso in Europa per lo scomputo dal patto di stabilità delle spese “per l’edilizia scolastica”. Ma non passa indenne da polemiche l’informativa del premier a Montecitorio. Sugli scudi Forza Italia, mentre M5s accusa il governo di “incapacità”. E alla fine Renzi ha lasciato la Montecitorio “amareggiato”. La settimana prossima, fa sapere il commissario europeo Pierre Moscovici, Bruxelles si esprimerà sugli aspetti che riguardano migranti e sisma nella legge di bilancio italiana. Ma sul punto Renzi ha ribadito di non avere alcuna intenzione di trattare: “Sarebbe un atto profondamente ingiusto e illegittimo” non permettere di scomputare “tutto ciò che serve” per l’edilizia scolastica dal patto di stabilità.

Intanto, ha spiegato il ministro Maria Elena Boschi, il governo presenterà entro il 16 novembre la domanda di accesso al Fondo di solidarietà dell’Ue sulle catastrofi naturali, per avere finanziamenti a sostegno del sisma del Centro Italia: per l’anno in corso, la cifra spettante all’Italia “ammonta a 3,3 miliardi”. Nell’informativa a Montecitorio Renzi ha fatto il punto a partire dai numeri dell’emergenza, e ha sottolineato che il suo è “un aggiornamento, non un bilancio consuntivo, perché c’è ancora molto da fare”. Dopo l’ultima scossa, di “entità straordinaria“, si è passati da 1200 persone assistite a oltre 30 mila assistiti in 4 regioni.

Al “pensiero commosso” per le vittime, ha affermato, si somma la “gratitudine” per il “sistema dell’emergenza” che ha permesso di “salvare 238 persone” mentre a L’Aquila furono 112. Renzi ha ricordato che con il nuovo decreto sul terremoto l’esecutivo ha fornito ai Comuni colpiti più personale e che c’è una collaborazione “complicata ma positiva” con i sindaci, cui spetterà – vista l’impraticabilità delle tende – di scegliere se chiedere i container o aspettare che siano pronte le casette di legno per il tempo della ricostruzione.