LA MARINA AMERICANA SFIDA ANCORA PECHINO INTORNO ALLE ISOLE ARTIFICIALI

E’ di nuovo tensione tra la Cina e gli Stati Uniti dopo la decisione di Washington di inviare un suo cacciatorpediniere Uss Lassen – scortato dall’alto da due aerei per registrare qualsiasi eventuale risposta ostile – a 12 miglia nautiche (limite delle acque territoriali rivendicate dai cinesi) dalle due isole artificiali di Subi e Mischief, costruite dal nulla sulla barriera corallina nell’arcipelago delle Spratly. Il pattugliamento della nave statunitense è durato poco più di tre ore ed ha apertamente ignorato gli avvertimenti di Pechino, sfidando la sovranità rivendicata dalla Cina sulle isole del Mar cinese meridionale.

“Non è necessario consultare nessuno quando si esercita il diritto della libera navigazione in acque internazionali”, ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato, John Kirby, ma dall’altro lato, l’ambasciata cinese a Washington ha chiesto agli Usa di “astenersi dal dire o fare qualsiasi cosa che possa sembrare una provocazione” e di agire responsabilmente per mantenere la pace. Inoltre l’ambasciata cinese ha aggiunto che far navigare una nave da guerra entro le 12 miglia nelle isole Spratly, dicendo di esercitare la libertà di navigazione, non dovrebbe essere un’occasione per “mostrare i muscoli”. Non sono mancate neanche le proteste da parte di Pechino che ha definito l’azione “un’illegalità” che non si dovrà più ripetere”, ma non ha comunque reagito aggressivamente all’ingresso del cacciatorpediniere.

Il diritto della navigazione non riconosce e non applica il concetto di “acque territoriali” a strutture create artificialmente dall’uomo in mare. Pechino, invece, sostiene che si debba riconoscere questo status alle acque entro le 12 miglia nautiche alle decine di isole create dal nulla sulle barriere coralline delle Spratly e di altri arcipelaghi, contesi con altre nazioni alleate degli Usa, nel Pacifico. Il Pentagono, per compiere questa azione, ha sfruttato il precedente delle cinque navi da guerra cinesi che a settembre passarono a largo dell’Alaska all’interno delle acque territoriali Usa, ricorrendo al principio della libertà di navigazione, passaggio che Washington non ostacolò in nessun modo.