VIAGGIO DI UN PARROCO NEL SINODO

“È stato un meraviglioso viaggio in treno, qual è la Chiesa. Il treno di Dio che si muove nella Storia”. Mons. Saulo Scarabattoli è uno dei due sacerdoti chiamati da Papa Francesco a partecipare ai lavori del Sinodo sulla Famiglia. Usa la metafora delle rotaie per spiegare cosa abbia provato nel partecipare a questo momento storico “dal di dentro” e per raccontare come si siano dipanati i lavori. “Don Saulo”, come molti lo chiamano a Perugia e nell’Umbria, è da sempre molto attento alle tematiche della famiglia, promuovendo corsi di preparazione al matrimonio molto frequentati. Quando interris.it gli chiede di rispondere a qualche domanda non si tira indietro.

Allora, don Saulo, com’è andato questo viaggio?
“Un’esperienza bellissima, piena di contenuti e riflessioni. Vede, il treno è la Chiesa, che percorre binari sicuri, rappresentati dalla dottrina. Ma se il treno non si ferma, si perde la possibilità di incontrare persone. Ecco, il Sinodo è stato proprio questo: fermare il treno e scendere in mezzo alla gente, parlando con chi viaggia insieme a noi nel lungo percorso della vita. Sentire i bisogni, le speranze, le delusioni, le paure. Questo è stato fondamentale. La famiglia non è un concetto astratto: ne esistono di felici, ma anche in difficoltà, persino spezzate. Hanno bisogno di una parola che le consoli, ma questa può arrivare solo fermandosi alla stazione e scendendo dal treno”.

Una bella immagine, don Saulo. Resta però il fatto che le differenze, a bordo di quel treno, erano tante. Il numero finale di 1.400 emendamenti al testo da consegnare al Santo Padre ne è una testimonianza tangibile. Più scontri o più incontri, su quelle carrozze?
“Quelli che lei definisce emendamenti, con una formula laica, noi li interpretiamo come osservazioni. Il termine con cui vengono individuati è ‘modi’. Ma non bisogna farsi ingannare dai numeri: si tratta spesso di sfumature, relative a diversi approcci geografici e antropologici su questioni di fondo che sono condivise nei loro aspetti fondanti. Mettiamola così: il Sinodo ha un architetto, che è il Pontefice, poi ci sono gli ingegneri che ne certificano e controllano la solidità, che sono i teologi. Poi spetta ai relatori spostare le cose, gli arredi, sistemarli meglio. Ma sono piccoli abbellimenti di una costruzione molto più grande. È solo il risultato di un’attenzione pastorale”. Uno schiaffo a chi parla di liti insanabili.

DON SAUROCome si è sentito da umile prete in mezzo a tanti vescovi?
“Noi parroci siamo come medici di corsia, che vivono la propria vita accanto a chi soffre, ogni giorno, condividendo dolori e speranze. Siamo lì per raccogliere un sorriso o una lacrima, soprattutto per ‘esserci’. Dunque, nessun imbarazzo a stare insieme ai nostri vescovi, ai quali abbiamo portato la testimonianza di ciò che, appunto, si vive in corsia”.

Sempre continuando con la metafora del viaggio, non mi dica che dentro a quel treno non si sentiva il clamore che dall’esterno arrivava rispetto a questo o quello scoop o presunto tale che riempiva le pagine dei giornali del mondo… Come avete vissuto questo “rumore” esterno?
“Lei immagini i nostri pensieri all’interno come sintonizzati su varie stazioni radiofoniche. Sul Canale 1 c’era Nostro Signore, che costituiva il programma principale di accompagnamento dell’intero Sinodo. Poi c’erano alcune stazioni radio che gracchiavano, dalle quali arrivava rumore. Semplicemente non ci siamo sintonizzati su queste, abbiamo preferito concentrarci su altre, alcune magari silenziose, ma che esprimevano bisogni reali, davano voce alle mute richieste di aiuto. Su quelle il Sinodo è stato attentissimo”.

Insomma, questo treno chiamato Sinodo dove andrà?
“I binari della ferrovia sono solidi, il macchinista esperto è il Papa, il viaggio l’ha disegnato il Padreterno. Siamo in mani sicure”.

A conclusione, come non ripensare alle parole di Papa Francesco: “I tempi cambiano, anche i cristiani devono, come vuole Gesù, ‘valutare’ i tempi e cambiare con loro. Senza paura, saldi nella ‘verità’, altrimenti cadono in un ‘tranquillo conformismo’ che, di fatto, fa restare immobili”. E il treno del Sinodo, tutt’altro che fermo, ne ha fatta di strada e ne farà.