CAMPIONI DEL MONDO: 10 ANNI FA LA FINALE DI BERLINO

Dal “campioni del mondo” urlato tre volte da Nando Martellini al “cielo è azzurro sopra Berlino” di Marco Civoli sono passati 24 anni. Nel mezzo una serie innumerevoli di fallimenti, brutte figure e sogni infranti sul più bello (uno su tutti “Italia 90”). Il 9 luglio per chi ama il calcio e la nazionale non potrà mai essere una data come le altre. La memoria va all’impresa di quella calda notte tedesca, densa delle emozioni che solo un evento storico storico può regalare: il vantaggio su rigore contestatissimo della Francia, il pari di Marco Materazzi, la testata di Zidane e poi la lotteria dei rigori, con il gol decisivo di Fabio Grosso dopo l’errore di Trezeguet. L’Italia arrivò a quei mondiali con il peso di Calciopoli sulle spalle, come avvenne nel 1982 con il Calcioscommesse. Pochi credevano nelle chance degli azzurri, nonostante un gruppo straordinario: Totti (sia pur reduce da un grave infortunio), Nesta, Cannavaro, Del Piero, Buffon, Pirlo, Inzaghi, Gattuso, De Rossi, Zambrotta, Luca Toni. Senza dimenticare gli outsider diventati protagonisti: Perrotta, Camoranesi e, soprattutto, Marco Materazzi e Fabio Grosso. Frutto di una stagione straordinaria per i nostri vivai. L’inizio fu tra luci e ombre: subito vittoria con il Ghana, con gol di Pirlo e Iaquinta, e poi pari con gli Usa, vantaggio di Gilardino e pari su autorete di Zaccardo.

Con la Repubblica Ceca, l’avversario più ostico del gruppo, serve la vittoria per non rischiare. Dopo pochi minuti la maledizione mondiale per Alessandro Nesta si ripete, il difensore del Milan è costretto ad uscire, al suo posto Materazzi che, poco dopo, su angolo battuto da Totti incorna il pallone dell’1-0. Nella ripresa i cechi rimangono in 10 e, nel finale, un contropiede straordinario consente a Inzaghi di raddoppiare. Gli ottavi con l’Australia sembrano una passeggiata ma non è così e al 95esimo il risultato è ancora fermo sullo 0-0. Grosso si invola sulla fascia, salta un avversario e poi viene messo giù da Mark Bresciano, il contatto è dubbio ma l’arbitro concede il penality. L’Italia ha fior di rigoristi ma nessuno se la sente: Totti, entrato da poco, prende il pallone in mano. Vuole ripagare Lippi della fiducia concessagli nonostante l’infortunio alla caviglia. Dopo attimi incessanti esplode nel suo destro tutta la rabbia accumulata e quasi buca la rete. Fabio Caressa di Sky urla il nome del capitano romanista 10 volte, come il numero della sua maglia, in azzurro e in giallorosso. Ad Amburgo con l’Ucraina è tutto più facile: Zambrotta la apre subito con un gran tiro e Toni con una doppietta chiude i conti.

In semifinale c’è la Germania. L’attesa è snervante: i tedeschi giocano in casa e sono certi di vincere. La base di quella squadra è la stessa diventata campione del mondo lo scorso anno in Brasile, sono fortissimi. Negli ultimi minuti dei supplementari un no look di Pirlo libera Grosso in area che di sinistro la mette alla destra di Lehmann. La corsa del terzino del Palermo ricorda quella di Tardelli nella finale dell’82. Ma non è finita. Poco dopo un doppio intervento di Cannavaro, poi diventato Pallone d’oro, consente a Totti di far partire il contropiede. La palla arriva a Gilardino che serve all’accorrente Del Piero l’assist del 2-0. Sugli spalti i tedeschi piangono, ci confermiamo la loro bestia nera. In finale c’è la Francia, l’incubo dell’Europeo 2000 è ancora vivo. Ma la storia ha già scelto chi sarà il vincitore. E gli azzurri trionfano ai rigore, in una notte indimenticabile.