Rogo di Centocelle, altri due arresti per la strage del camper

Si stringe sempre di più il cerchio attorno ai coautori dell’incendio di Viale della Primavera che, il 10 maggio scorso, ha distrutto il camper della famiglia rom degli Halilovic e ucciso tre sorelle che vi alloggiavano, figlie del proprietario del mezzo. Una vicenda che aveva suscitato sdegno e scalpore nell’opinione pubblica, rimbalzando dal quartiere romano di Centocelle fino alle cronache nazionali per la sua efferatezza e crudeltà: a perdere la vita nel rogo che ha completamente divorato il caravan degli Halilovic (famiglia di origine bosniaca), erano state le giovanissime Elisabeth, Francesca e Angelica, impossibilitate a fuggire dalle lamiere in fiamme. A seguito degli arresti effettuati nei giorni scorsi a Torino, altre due persone sono state fermate in terra bosniaca: si tratta di Renato e Jon Seferovic, individuati e bloccati dalla Polizia locale a Bosanka Gradiska.

Le indagini

Già nelle ore successive alla strage di Centocelle, gli inquirenti avevano focalizzato le loro indagini sulle presunte rivalità esistenti fra i vari nuclei rom: l’attenzione era caduta su quello dei Seferovic, considerati rivali degli Halilovic e con possibili implicazioni nell’attacco incendiario al camper della famiglia, ex nome influente all’interno del campo nomadi di Via Salviati, a Tor Sapienza. Inizialmente, le ipotesi sui motivi dei contrasti si erano concentrate sulla tragedia della giovane Zhang Yao, la studentessa cinese investita da un treno sulla banchina della stazione adiacente al campo mentre inseguiva i suoi scippatori. Successivamente, le indagini hanno appurato che le motivazioni della contesa erano legate a questioni economiche.

Dopo l’incendio al camper

Tali dispute avevano causato fratture all’interno di Via Salviati e portato la famiglia Halilovic a una peregrinazione presso altri grandi insediamenti romani, come Monachina e La Barbuta, fino alla decisione di parcheggiare il proprio camper nello spazio auto del Centro commerciale Primavera, deserto nelle ore notturne. Gli screzi, a ogni modo, sarebbero andati avanti, con episodi sintomatici verificatisi già nei giorni precedenti all’eccidio del camper, come litigi e sfregi. Dopo aver appiccato il rogo al camper e ucciso brutalmente le tre sorelle (i genitori non erano presenti all’interno), i responsabili avevano tentato di fuggire in Bosnia: poco dopo, i fratelli Serif e Andrea Seferovic erano tornati in Italia, stabilendosi a Torino.