ANCORA SANGUE A GERUSALEMME, ACCOLTELLATI DUE EBREI ULTRAORTODOSSI E TRE SOLDATI ISRAELIANI

Non si fermano le violenze a Gerusalemme per la nuova Intifada lanciata dai palestinesi e prosegue senza sosta la conta dei morti da ambo le parti. Tre soldati israeliani sono stati feriti sabato da un palestinese in un nuovo attacco con coltello alla Porta di Damasco. L’assalitore è stato ucciso e uno dei feriti sarebbe in gravi condizioni, mentre gli altri due avrebbero riportato solo ferite leggere. In mattinata due ebrei ultraortodossi di circa 60 anni erano stati feriti con un’arma da taglio a Gerusalemme e il suo aggressore, un 16enne palestinese di Gerusalemme est, era stato ucciso. L’episodio è avvenuto nella zona al limite fra le due parti della città, la zona ovest a maggioranza ebraica e quella est a maggioranza palestinese e occupata da Israele dal 1967.

Sempre ieri, un altro palestinese, un 22enne militante di Hamas, è morto durante gli scontri nel campo profughi di Chuafat, a Gerusalemme est, per gli spari dei soldati israeliani che erano stati attaccati con il lancio di sassi e bombe molotov. Secondo l’esercito, il giovane aveva aperto il fuoco contro i soldati. Si tratta del secondo palestinese ucciso nel campo di Chufuat in meno di 48 ore. Sulla striscia di Gaza due ragazzi palestinesi di 13 e 15 anni sono morti negli scontri con le forze israeliane. È deceduto anche il ragazzo ferito venerdì nei pressi di Khan Yunis, portando così a sette i morti e 145 i feriti il bilancio delle violenze contro i soldati israeliani lungo il confine tra Israele e l’enclave palestinese.

È dall’inizio di ottobre che la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme est sono teatro di violenze quotidiane tra palestinesi e israeliani. La Palestina ha chiesto l’intervento “urgente” delle Nazioni Unite per proteggere la popolazione civile a Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est da Israele. “È urgente garantire immediatamente la protezione della popolazione civile palestinese indifesa”, si legge in una lettera inviata al Consiglio di Sicurezza dall’ambasciatore palestinese all’Onu, Ryad Mansour. “Le vittime e i feriti tra la popolazione civile palestinese, tra cui donne e bambini, stanno crescendo tragicamente”, si legge ancora.

Israele non è rimasto in silenzio. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu – in colloquio telefonico con il Segretario di stato Usa John Kerry – ha chiesto che l’Autorità nazionale palestinese (Anp) fermi “l’istigazione selvaggia” che ha portato all’attuale ondata di violenza in Israele e nei Territori. Secondo l’ufficio del primo ministro, Kerry ha detto a Netanyahu che gli Usa sono “consapevoli che Israele non intende cambiare lo status quo sulla Spianata delle Moschee”. Hamas aveva infatti reclamato che il transito nella zona sacra musulmana venisse interdetto agli ebrei. Considerando le rispettive prese di posizione, è probabile che l’Intifada non finirà tanto presto.