Maltempo, 14 miliardi di euro di danni in 10 anni

Le ondate di maltempo fuori stagione sono “l’evidente conseguenza dei cambiamenti climatici in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma”, denuncia la Coldiretti, tanto che “le perdite di raccolti dovute a calamità naturali sono stimate in 14 miliardi di euro in un decennio per l’agricoltura italiana, tra danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne e perdite della produzione”. Diventa strategica, quindi, “la semplificazione burocratica e degli impegni amministrativi per le imprese che operano nella aree montane e interne”. Occorre intervenire sulla “manutenzione del verde urbano per garantire la sicurezza anche nelle città coinvolgendo direttamente le imprese agricole nelle iniziative di riqualificazione ambientale”.

Gli effetti dei cambiamenti climatici

Campi di grano completamente stesi proprio alla vigilia della mietitura, coltivazioni di mais rovinate, piante spogliate dalle foglie e dalla frutta sbattuta a terra, grappoli di uva distrutti nei vigneti, verdure sott’acqua nei terreni allagati ma anche rami spezzati e piante sradicate per le raffiche di vento che hanno accompagnato i nubifragi con la caduta violenta di grandine a macchia di leopardo in tutto il nord, dal Piemonte alla Lombardia, dall’ Emilia-Romagna al Veneto. La grandine– sottolinea la Coldiretti – è l’evento più temuto dagli agricoltori nelle campagne in questo momento perché i chicchi si abbattono sulle coltivazioni e sui frutteti pronti alla raccolta provocando danni irreparabili alle coltivazioni e mandando in fumo un intero anno di lavoro. Si aggrava così con l'inizio dell'estate – precisa la Coldiretti – il drammatico conto dei danni nelle campagne dopo una pazza primavera segnata prima da una forte siccità e poi da un eccesso di precipitazioni anche violente che hanno ritardato le semine e tagliato i raccolti. Sono gli effetti della tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi estremi, grandine di maggiore dimensione, sfasamenti stagionali e bombe d’acqua i cui effetti si fanno sempre più devastanti. Quest’anno in Italia sono state rilevate fino ad ora 124 grandinate violente pari a quasi il doppio di quelle registrate nello stesso periodo dello scorso anno (+88%) secondo una analisi della Coldiretti sulla banca dati Europea Eswd sugli eventi estremi. Le colture maggiormente colpite nella primavera appena conclusa sono state quelle di foraggio, cereali e frutta, in particolare albicocche e ciliegie. Secondo Coldiretti, “Nel giro di un decennio il rincorrersi di eventi estremi causati dai cambiamenti climatici è costato all’agricoltura oltre 14 miliardi di euro tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne, anche a causa dell’incuria e dell’abbandono del territorio determinati da politiche carenti o sbagliate”, mentre “siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi”.

Mai così caldo

Il 2018 ad esempio si è classificato come l’anno più bollente dal 1800, anno in cui sono iniziate le rilevazioni, con una temperatura superiore di 1,53 gradi rispetto alla media storica nei primi nove mesi dell’anno durante i quali però si sono alternati periodi di intense precipitazioni e momenti di siccità come a settembre in cui è caduta addirittura il 61% di pioggia in meno. Su un territorio meno ricco e più fragile per l’abbandono forzato dell’attività agricola in molte aree interne si abbattono così gli effetti dei cambiamenti climatici, favoriti anche dal fatto che negli ultimi 25 anni è scomparso in Italia oltre un quarto della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia ad appena 12,8 milioni di ettari. La disponibilità di terra coltivata significa produzione agricola di qualità ma anche sicurezza ambientale per i cittadini nei confronti del degrado e del rischio idrogeologico. Per ridurre in maniera strutturale gli effetti del maltempo e dei cambiamenti climatici la Coldiretti sollecita la  realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica. Chiede, inoltre, di “ridurre il consumo di terreno fertile con la immediata approvazione della legge sulla salvaguardia della destinazione agricola dei suoli” e di “attuare un piano sperimentale per la valorizzazione dei beni pubblici prodotti in aree montane e marginali compresa la possibilità di riconoscere i crediti di carbonio ai produttori di tali aree”. L’obiettivo è quello di piena attuazione alla legge di orientamento che consente alle pubbliche amministrazioni di stipulare convenzioni con gli agricoltori per la tutela del territorio, rilanciando al contempo gli allevamenti di montagna la zootecnia di montagna con apposite misure per garantire la manutenzione dei territori interni.

Allarme abusivismo

Gli agricoltori chiedono misure di sostegno fiscale per chi risiede nelle aree di montagna e per incentivare l’insediamento e la prosecuzione di attività economiche nel campo dei servizi agricoli, forestali, turistici e culturali. C’è la necessità, infatti di contrastare ogni forma di abusivismo e promuovere interventi di rigenerazione urbanistica a partire dal censimento degli immobili già realizzati nelle aree a rischio. Coldiretti esorta ad avviare un piano per la riforestazione delle zone a maggior pericolo di dissesto. Un piano infrastrutturale per la creazione di invasi che raccolgano, in particolare nel Centro Sud del Paese, tutta l’acqua piovana che va perduta. Un esempio è il progetto promosso da Coldiretti, Terna, Anbi e Maccaferri per la realizzazione di 10.000 laghetti. Servono interventi sulla manutenzione del verde urbano per garantire la sicurezza anche nelle città coinvolgendo direttamente le imprese agricole Per Coldiretti occorre poi “ridurre il consumo di terreno fertile con la immediata approvazione della legge sulla salvaguardia della destinazione agricola dei suoli, sostenuta dalla Coldiretti, con l’obiettivo del “saldo zero” di consumo del suolo naturale entro il 2050”. Per razionalizzare gli interventi è necessario un piano sperimentale per la valorizzazione dei beni pubblici prodotti in aree montane e marginali compresa la possibilità di riconoscere i crediti di carbonio ai produttori di tali aree. Ancora, è indispensabile la piena attuazione della legge di orientamento che consente alle pubbliche amministrazioni di stipulare convenzioni con gli agricoltori per lo svolgimento di attività funzionali alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale.