Il tempo della preghiera

Suppongo che, almeno una volta, sia capitato a ognuno di essere realmente spaventato dal mondo: dalle notizie, sempre più brutte e ossessive, dalla spietatezza di qualche istituzione, dall’arroganza di qualche persona, dai cambiamenti dell’ambiente in cui viviamo. In questi momenti tutti i nostri pensieri e battiti di cuore dicono: “Basta! Non ce la faccio!”. Chiudiamo il giornale o cambiamo canale, magari usciamo dalla stanza. Vogliamo fuggire. Ma non si sa né dove né come.

Le brutte notizie ci circondano e ci soffocano. Paralizzano i nostri pensieri e ci tolgono la speranza. Ci sentiamo male, minacciati e insicuri. La nostra vita perde il suo sapore e il suo senso. Le cose importanti, che ci tenevano finora vivaci e costruttivi, si sono allontanate, spariscono dall’orizzonte della nostra percezione. Tutto diventa scuro. Come se il mondo non avesse più senso…

In questi momenti è sufficiente riflettere su come mai siamo arrivati a tali conclusioni drammatiche. Prima andava bene, o addirittura meglio. Molto spesso la scossa arriva da una fonte concreta: soffriamo a causa della pioggia di notizie forti, negative, disordinate. Simili a un colpo, ci buttano a terra. Eppure siamo stati noi ad accendere la tv, la radio, o abbiamo deciso di navigare su internet.

A dir la verità, questo choc provocato dal “mondo brutto” e recepito attraverso le notizie significa che siamo umanamente… sani!Conserviamo ancora una certa sensibilità, così come un desiderio di pace e di armonia. Dobbiamo allora proteggerci? Penso di sì.

L’antica tradizione monastica conosceva benissimo questa situazione. Si rendeva conto della debolezza e della fragilità della nostra psiche e delle nostre emozioni. L’accesso dei monaci alle informazioni esterne era molto limitato proprio per mantenere la pace. La clausura, la separazione dal mondo, doveva servire a tal fine.

Dirà qualcuno: “Non è onesto! Il mondo soffre, non possiamo essere indifferenti!”. I monaci non erano mai differenti. Il mondo e i suoi problemi entravano nei monasteri. Ma questa igiene dei contatti esterni li rendeva preparati ad affrontare i problemi. Tutto aveva il suo tempo e la sua coerenza.

Il problema di oggi è la mancanza della giusta misura. Chi ci offre un’alternativa al chiasso forte e violento del mondo? Chi è capace di sentire il bene sotto l’urlo del male? Dobbiamo cercare da soli un equilibrio giusto – lo spazio e il tempo del silenzio e della serenità personale o familiare. Basta spegnere il televisore o non guardarlo troppo spesso. Cambiamo le proporzioni! Diamoci del tempo per la preghiera, per la meditazione, per la lettura. Guardando il mondo da questa prospettiva, non solo non saremo troppo frustrati ma, magari, troveremo il modo per renderlo migliore…

fr.Bernard Sawicki osb
Coordinatore dell’Istituto Monastico all’Ateneo Pontificio Sant’ Anselmo
www.anselmianum.com