UZBEKISTAN: GIRO DI VITE SUI PELLEGRINAGGI ALLA MECCA

Il pellegrinaggio alla Mecca è uno dei pilastri dell’Islam, un viaggio che tutti i musulmani devono compiere almeno una volta nella vita. Non è così però per i seguaci di Maometto in Uzbekistan, che si vedono negati il diritto all’Hajj dal proprio governo. Nel Paese è infatti permesso soltanto a 5.000 persone ogni anno di visitare la città santa, contro una popolazione islamica di circa 25 milioni.

Una situazione insostenibile per i cittadini, che si trovano di fronte a lunghe liste di attesa, limiti ristrettissimi di presenza all’estero ed un apparato burocratico monumentale. Per ricevere il permesso è necessario presentare un certificato di residenza, di buona salute, d’impegno caritativo oltre ad una raccomandazione del proprio sindaco. Superata la “prova scritta” l’aspirante pellegrino deve affrontare anche un dialogo/interrogatorio con le autorità precisando le date di partenza e ritorno nel Paese (non più di tre settimane).

Il motivo di queste restrizioni non è mai stato spiegato dal governo uzbeko. Probabilmente c’è il timore che la popolazione possa venir indottrinata dai fondamentalisti wahabiti, fatto avvalorato anche da una regola “non scritta”, la quale impedisce agli adulti di età inferiore ai 45 anni di ottenere il permesso. Queste prassi, oltre ad essere violazioni dei diritti civili internazionali, danno anche spazio alla corruzione, sempre più comune negli organi governativi che si occupano della selezione.