PAPA FRANCESCO, QUELLA VISITA CHE APRE GLI OCCHI

Quando il Santo Padre, alle 19 in punto di giovedì, ha varcato la soglia di quel negozio, ha fatto molto di più di un semplice giro fuori le mura vaticane. In molti hanno interpretato il gesto come un momento di “ribellione” dallo strettissimo protocollo che vede il Pontefice confinato, nel suo vivere quotidiano, all’interno del Vaticano. Invece in questo gesto c’è altro: un richiamo rivolto al cuore dei potenti più che una carezza al popolo. Rompere quel protocollo non vuol dire andare a fare shopping, ma dimostrare come l’epoca dei privilegi, della distanza tra chi comanda e chi esegue, è ormai finita.

Gli uni e gli altri sono uomini, sullo stesso piano, senza distinzione di censo, e nemmeno di razza, etnia, religione. Francesco così facendo mette i gesti accanto alle parole, i fatti vicino alle prediche. E dà l’esempio – perché tale è – di come debba essere inteso l’”altro”. Per i politici poi, un monito in più: si va negli stessi posti dei cittadini, si paga come loro, si pensa come loro, quando invece di scegliere il modello all’ultima moda preferisce cambiare solo le lenti “per risparmiare”. Il mondo ha bisogno di atti, di simboli: il Papa questo lo ha capito.

Certo lo stupore di Alessandro Spiezia, ottico a via del Babuino da una vita, quando si è visto entrare direttamente il Papa in negozio è stato grande: “E’ la prima volta che un personaggio come il Santo Padre viene personalmente. Già anni fa – racconta – gli avevo mandato gli occhiali, ma tramite il suo segretario, per cui c’è stato un contatto indiretto. Stavolta invece è stato davvero emozionante, anche perché la sua semplicità, la sua modestia sono veramente disarmanti”.

“E’ entrato con la veste classica… Mi avevano avvertito, ma ero convinto che venisse con un abito normale, e invece lui è entrato col suo bianco, tutto argento niente oro… La cosa che mi ha sconvolto è vederlo arrivare da solo con l’autista, senza scorta. Insomma, è entrato per farsi un paio di occhiali, come altre duemila persone ogni giorno. Gli ho detto: ‘Santità grazie di essere venuto nella mia attività, sono 48 anni che sono qui, e non è poco…’”

Eh già, una vita intera passata in mezzo alla gente. Anche quando la furia devastante dei black bloc nel 2011 arrivò fin dentro il suo negozio. Fu incendiato, danni per decine di migliaia di euro… “Lo ricordo bene quel momento. Fu terribile. Spaccarono tutto”. Oggi, in una sorta di contrappasso, la visibilità mondiale Spiezia non l’ha ottenuta per un fatto terribile ma un evento che ha rilanciato nel mondo positivamente il suo brand.

“Con Papa Francesco – prosegue – abbiamo parlato di tutto fuorché dell’estetica, abbiamo puntato alla parte tecnica e alla tipologia di occhiali, molto semplici, modesti. Lui già ne aveva tre o quattro paia, a quel punto ha detto: che facciamo? Cambiamo solo le lenti, così non spendiamo soldi. Santità – gli ho replicato – mi trova in pieno accordo. E infatti abbiamo scelto… la semplicità fatta occhiale. Non c’è niente, è proprio un tipo di montatura minimalista, più semplice non si poteva prendere…”

Finita la visita, ecco il momento di una foto-ricordo, “era anche doverosa per tutti i miei anni di professione. L’ho ringraziato: non è da tutti avere questo alto onore che lui mi ha dedicato”.

Poi – racconta sempre Alessandro Spiezia – il panico per uscire, per farlo entrare in macchina… C’era una folla ad aspettarlo fuori”.

Cosa ha pensato mentre lo visitava? “Misurando la vista a questi occhi speciali, particolari… ho dovuto mantenere la calma, perché mi sono detto: questi sono gli occhi del Santo Padre, ciò che ha visto e vede tutti i giorni lui, noi non lo vediamo”

Quando si è trattato di pagare? “Niente sconti. Pagherà quando arriveranno le normali fatture, come tutti”

Come stanno gli occhi del Papa? “Bene, molto bene. Una situazione normale, ha preso un tranquillo multifocale per vedere nitido da vicino e da lontano. Non c’è niente di patologico. Gli ho detto: Santo Padre, speriamo di vedere cose più belle rispetto a quelle che vediamo oggi”. Un augurio che, in questi tempi bui di guerre, esodi, morti e disperazione, non possiamo non condividere…