MONDIALI A PECHINO, EMERSI I PRIMI CASI DI DOPING

Sono le Keniane Zakary, 400 metri e Koki Manunga, 400 ostacoli, le prime ad essere state trovate positive ad ai controlli antidoping di questi mondiali di Pechino. Sono stati i tecnici della IAAF ad effettuare i test alle atlete nell’hotel della delegazione africana tra il 20 e il 21 agosto, prima dell’inizio dei mondiali. La pena definitiva è ancora da decidere, per il momento le atlete hanno ricevuto una sospensione temporanea. La Zakary ha ottenuto un tempo clamoroso di 50”41 nella gara di lunedì, migliorando il record nazionale, non altrettanto buona invece la prestazione di Koki Manunga che è stata eliminata al primo turno.

La scoperta non sorprende, data la storia degli atleti del Kenya. Ben 32 i keniani positivi ai test dalle olimpiadi del 2012 ad oggi. Secondo le inchieste del giornale inglese The Times e del quotidiano tedesco Ard infatti, non si tratterebbe di episodi isolati, ma di pratiche sospette che vanno avanti da tempo. Si parla di test programmati, analisi alternative condotte per vie non ufficiali, test saltati e rimandati, un’immagine preoccupante quella della nazionale Keniana della quale questi casi al mondiale di Pechino non sarebbero che la punta dell’Iceberg.

Tanta la competizione nell’atletica leggera in una nazione come il Kenya, in molti vedono nello sport un mezzo per fuggire dalla fame e dalle poche possibilità offerte dallo stato africano. Non sorprende dunque l’alta concentrazione di atleti che fanno uso di doping. La IAAF si sta adoperando per cambiare la situazione ma non sta ricevendo molta collaborazione dalle infrastrutture atletiche keniane. Il paese è in vetta alla classifica medaglie con 4 ori e 9 podi ma questo scandalo getta un’ombra di legittimità sui mondiali di Pechino.