ABORTI DIFESI DALLE SETTE SATANICHE

La vicenda della clinica abortiva Planned Parenthood, che sta smuovendo l’America ma di cui qui in Italia non si parla, si aggiunge di altri agghiaccianti capitoli. Dopo il primo video – girato di nascosto – per denunciare il traffico di organi mai nati, cioè la commercializzazione di parti di feti abortiti, un altro documento filmato alza il velo sui presunti orrori per i quali è stata formalmente chiesta un’indagine delle forze di polizia.

Protagonista è la testimonianza di Holly O’Donnel, una ex tecnico della compagnia americana Stem Express che fornisce sangue e tessuti umani per la ricerca e che è stata partner di due grandi succursali di Planned Parenthood del Nord della California. La donna descrive, non senza imbarazzo, la procedura usata dalla clinica a San Jose per estrarre gli organi dai feti abortiti al fine di essere rivenduti per la sperimentazione scientifica.

Prima di entrare nella “galleria degli orrori”, vale la pena fare una considerazione: se gli organi dei bimbi vittime di aborto sono utili per la ricerca, crolla immediatamente la teoria per i quali fino ad una certa settimana di gestazione (che è quella in cui l’aborto è consentito) la vita non si sia formata. Ciò che viene venduto, infatti (e già il termine fa scorrere un brivido lungo la schiena), è un organo “vivente”, parte di un corpo umano in formazione. La cui crescita viene bloccata con violenza. Ucciso, appunto. Altro che agglomerato di cellule.

“Lei (il supervisore) – racconta O’Donnel di un post aborto – gli ha dato un colpetto sul cuore, e questo ha iniziato a battere. E io stavo seduta lì, e guardavo questo feto con il cuoricino battere, e non sapevo cosa pensare. Era perfettamente intatto, potevo vedere il suo volto, il naso era pronunciato”. Uno schiaffo alla vita.

Ma non è questa l’unica parte sconvolgente del racconto: “La difficoltà maggiore nell’ottenere un feto intero è il calvarium, cioè la testa, operazione per la quale si chiede addirittura la collaborazione della paziente, né più né meno che per un parto normale.

Ad aggiungere raccapriccio alla vicenda ci sarebbe anche la discesa in campo di una setta di satanisti in difesa di Planned Parenthood. Racconta il Washington ExaminerIn, che in concomitanza di una grande manifestazione nazionale di protesta (organizzata in 300 piazze americane) contro i metodi della clinica abortista e la richiesta formale di sospensione di finanziamenti federali, alcuni adepti di un tempio satanico hanno inscenato una contromanifestazione, che ha visto due donne inginocchiarsi e essere inondate di latte in una sorta di “purificazione”.

“Il tempio satanico – hanno detto gli organizzatori di questo controevento – si oppone fortemente alla disinformazione e ritiene che tutte le persone hanno il diritto di prendere decisioni sulla loro salute, la famiglia e il futuro, senza coercizione. Consideriamo la nostra azione una forma di adorazione, il rifiuto della tirannia è un’affermazione di individualità”. Deliri conditi con l’accusa a “un perverso sistema teocratico di manipolare le nostre comunità”.

Nonostante tutto ciò, la battaglia di David Daleiden, il ragazzo che ha realizzato i video di denuncia, prosegue e, settimana dopo settimana, sta smuovendo le coscienze made in Usa. In un mondo globalizzato, pensare che questo tipo di approccio resti confinato in un’area geografica è un’illusione. Quella che si sta consumando in America è un’operazione border line, con tecniche che cercano di non oltrepassare il federal abortion ban. Ma una cosa è la legge, altra è la morale.