COME RISOLVERE IL PROBLEMA-RIFIUTI

La notizia della spesa di circa un milione di euro per la realizzazione di un impianto per il trattamento del percolato presso la discarica di Cupinoro (vicino Bracciano, a pochi chilometri dalla capitale) poi rivelatosi malfunzionante, ha provocato diversi commenti. Tra i più autorevoli c’è quello del professor  Ettore Ruberti, docente presso l’Università Ambrosiana a Milano e ricercatore dell’Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), che proponiamo di seguito.

A prescindere dal caso oggetto dell’articolo, il problema dei rifiuti in Italia è ormai canceroso. Infatti la cronaca ci offre spesso uno spettacolo cui, francamente, preferiremmo non assistere più, ossia le ricorrenti rivolte legate allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, condite da eclatanti episodi di violenza e distruzione. Ovviamente, questa situazione è determinata principalmente da due cause: la prima, esistente ovunque ma che presenta punte paradossali nel nostro Paese (raggiungendo dimensioni inusisate in alcune Regioni), è la mentalità del no a tutto. Ogni problema determinato dalla società (produzione energetica, depurazione delle acque, creazione del reddito e, per l’appunto, eliminazione dei rifiuti) deve essere risolto “da qualche altra parte”, questo, unito ad un utilizzo smodato delle risorse ed ad un livello di spreco delle stesse che non a eguali negli altri Paesi, tranne in parte degli Stati Uniti (California in primis); la seconda, ormai presente in maniera cancerosa in Italia, l’infiltrazione criminosa trasversale sia orizzontalmente che verticalmente.

A ciò va aggiunta l’opera devastante dei cosiddetti “profeti di sventura”, ossia di vari variopinti personaggi, (ambientalisti, opinionisti, comici, attori, pornodive, ecc.) che, lungi dall’affrontare tecnicamente le problematiche, diffondono una sottocultura del rifiuto a prescindere di qualsiasi tecnologia, promuovendo spesso comitati, più o meno “spontanei”, e denunce volte allo scopo di rallentare o bloccare qualsiasi opera pubblica di qualche importanza, in ciò favoriti da una legislazione bizantina e dai tempi biblici della Magistratura.

Non ultimo, ed assolutamente devastante modus operandi, la mancanza di rigore, di onestà e di preparazione tecnico-scientifica di larga parte della classe politica, che pecca inoltre di populismo, inseguendo un successo elettorale basato su dichiarazioni inconcludenti e sulla assoluta mancanza di coraggio e rigore per fare le scelte necessarie al Paese.

Vediamo invece come è possibile affrontare e risolvere tecnicamente il problema. Ovviamente, è necessario iniziare con la corretta informazione del cittadino, coinvolgendolo attivamente nelle decisioni relative alle problematiche, ossia responsabilizzandolo. Questo può, e deve, avvenire partendo dalla scuola e dai mass media, insegnandogli anche a saper soppesare criticamente le informazioni che riceve.

Nel caso oggetto di queste note, si dovrebbe cominciare selezionando il rifiuto: la parte umida (residui alimentari) andrebbe eliminata, previa triturazione, mediante il sistema fognario (anche se in Italia, tale sistema è ancora in gran parte inadeguato. In alcuni casi, come anche per la per parte degli scarti provenienti dalla produzione agricola, sarebbe vantaggioso il compostaggio o la produzione di biogas. I rifiuti inerti (vetro, lattine, carta, ecc.) e quelli tecnici (pile, lampadine, medicinali, ecc.) dovrebbero essere separati e, secondo la tipologia, recuperati tal quali o trattati per inertizzarli e, quindi, utilizzati per le cosiddette materie prime seconde o distrutti. La restante massa dovrebbe essere distrutta per mezzo di incenerimento.

Gli inceneritori attualmente in uso, se correttamente costruiti e gestiti, presentano un’alta efficienza anche se non risolvono tutti i problemi legati all’impatto ambientale. Le soluzioni maggiormente auspicabili sono rappresentate da nuove tecnologie ormai ben collaudate, anche se, attualmente, utilizzate solo in alcuni settori.

La prima di tali tecnologie consiste nell’utilizzo delle torce al plasma. Si tratta di un sistema già ampiamente utilizzato per il trattamento di rifiuti industriali tossici, le ceneri prodotte dagli inceneritori, i terreni contaminati, i rottami ferrosi e le leghe metalliche. Le torce al plasma sono alimentate con corrente elettrica che produce potenza termica ad altissima intensità (fino a 12000 gradi), il materiale da trattare è “immerso” in un gas inerte (Argon). La trasmissione del calore avviene quindi per irraggiamento generato dall’arco di plasma che è causato dalla ionizzazione dell’argon e, quindi, senza combustione. Gli unici prodotti generati da tale processo sono un materiale vetrificato, definito plasmarok, che si presta all’utilizzo come materiale da costruzione ed un gas sintetico, definito syingas che, essendo ricco d’idrogeno, può essere vantaggiosamente utilizzato per produrre energia. Il range di temperature entro cui avviene il processo, garantisce la distruzione dei composti organici, l’assenza di residui solidi carboniosi (char), idrocarburi pesanti (tar) e di ceneri. L’efficienza delle torce al plasma rende tale tecnologia più economica dei termovalorizzatori di ultima generazione, consentendo una riduzione dei costi di costruzione e di gestione anche del quaranta per cento.

La seconda tecnologia consiste nel forno elettrico ad arco in corrente continua. Già utilizzata per il recupero di metalli contenuti nelle polveri residue dei forni elettrici e per il recupero di metalli preziosi dalle polveri provenienti dall’industria dei catalizzatori, si presta particolarmente per la distruzione di rifiuti liquidi e gassosi. Il principio di funzionamento è caratterizzato dalla presenza di un elettrodo in grafite che presenta un foro assiale che consente l’iniezione attraverso di esso di liquidi e gas. E’ dotato di dispositivi per l’immissione di materiali solidi in forno, in modo da impedirne il trascinamento nei fumi.

La tecnologia di questi dispositivi dipende dalla dimensione dei materiali da trattare. Generalmente, per dimensioni inferiori al millimetro, si utilizzano lance per iniettare il materiale sotto la superficie del bagno fuso, mentre, per dimensioni maggiori, si utilizza uno snorkel (ossia una tubazione raffreddata o costituita da un materiale in grado di resistere alle alte temperature) inserito nel forno alla minima distanza tecnicamente possibile dal bagno fuso. I vantaggi di questa tecnologia, oltre alla migliore efficienza permessa per il recupero dei metalli e della qualità degli altri prodotti di recupero, sono rappresentati dall’inertizzazione delle scorie grazie alla temperatura a cui avviene il processo, sempre superiore a millecinquecento gradi, ed al fatto che l’iniezione dei rifiuti, organici liquidi o gassosi, riduce il consumo dell’elettrodo.

Prof. Ettore Ruberti (Enea)