IL MONITO DEL PONTEFICE: “I RITMI SREGOLATI DELLA FESTA FANNO VITTIME”

“L’ideologia del profitto e del consumo vuole mangiarsi anche la festa: anch’essa a volte viene ridotta a un ‘affare’, a un modo per fare soldi e per spenderli. Ma è per questo che lavoriamo?”. Lo ha affermato Papa Francesco nel corso dell’udienza generale del mercoledì tenuta in aula Paolo VI. Il successore di Pietro oggi ha iniziato un percorso di riflessione su tre aspetti della vita familiare: festa, lavoro e preghiera. Citando la Genesi ha sottolineato che “Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando”. Il Signore stesso ci insegna “l’importanza di dedicare un tempo a contemplare e a godere di ciò che nel lavoro è stato ben fatto”.

La festa, ha continuato, “non è la pigrizia di starsene in poltrona, o l’ebbrezza di una sciocca evasione”, ma il tempo per osservare con gratitudine “i figli, o i nipoti, che stanno crescendo”, “guardare la nostra casa, gli amici che ospitiamo, la comunità che ci circonda”. “Anche nell’ambiente di lavoro”, ha soggiunto, “a volte – senza venire meno ai doveri! – noi sappiamo ‘infiltrare’ qualche sprazzo di festa”, “un compleanno, un matrimonio, una nuova nascita, come anche un congedo o un nuovo arrivo”, creando “momenti di famigliarità nell’ingranaggio della macchina produttiva”.

Ma purtroppo, ha proseguito il Santo Padre, “sappiamo che ci sono milioni di uomini e donne e addirittura bambini schiavi del lavoro”: “questo è contro Dio e contro la dignità della persona umana!”. Ha ribadito con forza che “l’ossessione del profitto economico e l’efficientismo della tecnica mettono a rischio i ritmi umani della vita”. Invece “il tempo del riposo, soprattutto quello domenicale, è destinato a noi perché possiamo godere di ciò che non si produce e non si consuma, non si compra e non si vende”. “L’ingordigia del consumare, che comporta lo spreco – ha proseguito – è un brutto virus che, tra l’altro, ci fa ritrovare alla fine più stanchi di prima. Nuoce al lavoro vero, e consuma la vita. I ritmi sregolati della festa fanno vittime, spesso giovani”. La festa, ha concluso, “è un prezioso regalo che Dio ha fatto alla famiglia umana: non roviniamolo”.