EBOLA-KILLER, DIFENDERSI E’ POSSIBILE

L’emergenza è mondiale, vista la pericolosità del virus che ha già fatto migliaia di vittime. Stiamo parlando dell’Ebola, nome che evoca morte e sofferenza. Sono tanti i Paesi in cui si sono registrati dei casi: Guinea, Liberia, Sierra Leone, Spagna, Stati Uniti. A questi si devono aggiungere il Congo e il Mali. Ora, dopo anni di sconfitte, la ricerca sembra aver trovato una cura. Ad affermarlo, con un ottimismo che ha pochi precedenti, è l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), che ha anticipato i risultati preliminari dei test clinici in Guinea.

Nonostante gli errori, le discussioni accademiche che hanno portato a enormi ritardi e le difficoltà nel fare in pochi mesi ciò che normalmente richiede una decina d’anni, dunque, una via di prevenzione sembra essere efficace al 100%, e potrà contribuire a mettere la parola fine all’epidemia in corso in Africa Occidentale. “Il mondo è sul punto di avere un vaccino per Ebola”, ha affermato Marie-Paule Kieny, assistente del direttore generale dell’Oms, pur ricordando che il test continua per avere evidenze più forti sull’efficacia.

Il test, ha specificato Kieny, è stato condotto con il vaccino Vsv-Ebov scoperto dal National Institute of Health canadese e ora sviluppato dalla multinazionale Merck Sharp and Dohme. I risultati preliminari, pubblicati su Lancet, mostrano una protezione completa per gli oltre duemila vaccinati, mentre nel gruppo di controllo, di oltre 3mila persone ci sono stati 16 casi. “Per il test sono stati creati degli ‘anelli di protezione’ vaccinando i contatti di pazienti noti e i loro contatti – ha spiegato l’esperta -. ad alcuni anelli veniva poi assegnata la vaccinazione subito, mentre gli altri l’avevano dopo 21 giorni. Nel primo gruppo, fatta eccezione per persone che erano già infette al momento della vaccinazione, non ci sono stati casi, mentre nel secondo ne abbiamo avuti 16”.

I risultati del vaccino, ha aggiunto Kieny, sono così buoni che una commissione indipendente che ha revisionato i risultati ha consigliato di interrompere di fatto il test estendendo a tutti gli ‘anelli’ già reclutati la vaccinazione immediata, e di iniziare a pensare a un nuovo test che coinvolga anche i bambini, finora tenuti fuori. Anche Medici senza Frontiere, che ha partecipato alla sperimentazione, ha auspicato che il vaccino venga usato subito anche in tutti gli altri paesi colpiti da questa epidemia.

Il direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, definisce ”grande svolta” il vaccino sperimentale contro il virus. ”Sicuramente – chiarisce Ippolito all’Ansa – questo vaccino rappresenta un grandissimo passo avanti nella lotta contro Ebola anche se, purtroppo, giunge tardi, quando l’epidemia sta ormai scemando. Si tratta di un vaccino preventivo ed i test di fase III hanno appunto dimostrato che i soggetti campione cui è stato somministrato, e che avevano avuto contatti con persone infettate, hanno sviluppato una risposta immunitaria al virus. Questi soggetti, dunque, non dovrebbero ammalarsi”.

Da qui, chiarisce, il modello di somministrazione proposto ad ‘anelli concentrici’: ”Il vaccino andrebbe cioè dato alle persone che sono entrate in contatto con un infetto, partendo da quelle che hanno avuto contatti maggiori, Ciò al fine di garantire una protezione ‘allargata’ in caso di epidemie”. Insomma, una sorta di ‘blocco’ al virus, per impedire che dal caso ‘1’ possa poi propagarsi ad altri.

Di fronte ad eventuali future emergenze, dunque, il vaccino preventivo rappresenterebbe un”arma’ fondamentale: ”Ma va detto – precisa Ippolito – che ci sono anche altri vaccini in fase avanzata di sviluppo. E’ dunque verosimile che, a breve, avremo a disposizione più vaccini contro Ebola”. A fronte di ciò, avverte l’esperto, diventa però ora ”urgente mettere a punto delle strategie che garantiscano l’accesso e la diffusione dei vaccini stessi: questo vaccino, in particolare, è uscito dal laboratorio ed è stato dato a migliaia di soggetti campione; ma una cosa è somministrare il farmaco nell’ambito di uno studio, un’altra è garantirlo in caso di emergenza ad un grandissimo numero di persone”.