Mafia: chi è Antonio Sacco, il primo degli scarcerati che torna in cella

Applicato il decreto del Ministro della Giustizia Bonafede che impone la rivalutazione

Per i carcerati un lavoro è dignità
Carcere

Torna in cella il boss Antonino Sacco, 65 anni, con varie condanne per mafia e estorsioni. É il primo dei circa 400 che erano stati scarcerati per ragione di salute. Si tratta dunque del primo effetto del decreto approvato qualche giorno fa dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che impone ai magistrati di rivalutare i provvedimenti emessi.

La detenzione prima e dopo il Covid

La decisione è stata presa dopo che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha comunicato che Sacco poteva essere trasferito nel carcere di Livorno dotato di “ampia offerta specialistica”, e della possibilità di avvalersi all’occorrenza “delle strutture sanitarie del territorio”. Il boss prima della scarcerazione era detenuto nel carcere di San Gimignano e aveva ottenuto i domiciliari presso la Casa di accoglienza parrocchiale della stessa località per le sue condizioni di salute, cioè gli esiti di un infarto del miocardio e cardiopatia ipertensiva. Ma “anche in ragione dell’emergenza sanitaria per Covid 19”: per età e concomitanti patologie era stato ritenuto a particolare rischio in caso di infezione. Considerato però che “attualmente si assiste a una fase di relativa rimessione della diffusione dell’epidemia con riduzione del numero dei nuovi contagi e delle infezioni” e vista la possibilità di trasferirlo a Livorno, il magistrato ha ritenuto che il decreto precedente dovesse essere revocato “non sussistendo più i presupposti per il mantenimento dell’eccezionale regime di esecuzione penale”.

É solo il primo di una lunga lista

Sacco era stato il primo ad essere stato trasferito dal carcere alla detenzione domiciliare per l’emergenza legata al coronavirus. Adesso in mano alle autorità competenti c’è una lista di soggetti con casi da analizzare con la priorità assoluta. Si dovranno valutare le condizioni attualmente esistenti per capire se il ritorno in cella possa rappresentare un rischio o meno. In caso di risposta negativa si dovrebbe procedere, proprio come per Antonio Sacco, con ritorno immediato in cella, in quanto la scarcerazione non sarebbe giustificata da motivi di emergenza.