GLI ITALIANI DIVORZIANO DAL CIBO: E’ ALLARME SUI CRIMINI ALIMENTARI

Allarme in Italia per i possibili crimini alimentari. Il 65% della popolazione guarda con sospetto ai cibi di cui si nutre e crede che la crisi abbia aumentato il rischio di sofisticazioni. E’ quanto emerge da un’indagine Coldiretti/Ixè, dove viene anche messo in evidenza che il 12% dei cittadini dichiara di esserne stato vittima. Secondo le analisi dell’associazione di categoria degli agricoltori, dall’inizio della crisi si è registrato un aumento del 183% delle frodi alimentari. Il dato è basato sui sequestri di prodotti adulterati e contraffatti eseguiti dai carabinieri dei Nas tra il 2008 e il 2014.

Altro aspetto messo in risalto da Coldiretti è quello che riguarda l’agricoltura e l’alimentare. Questi due settori “sono considerati aree prioritarie di investimento dalla malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché del cibo, anche in tempi di difficoltà – chiariscono dall’organizzazione – nessuno potrà fare a meno, ma soprattutto perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana delle persone in termini economici e salutistici”. Il business delle agromafie, secondo il rapporto Coldiretti/Eurispes, ha raggiunto i 15,4 miliardi di euro nel 2014.

Sul fronte dei crimini alimentari, i vertici dell’associazione degli agricoltori ritengono che i risultati dell’attività di contrasto attuata dalla magistratura e da tutte le forze dell’ordine impegnate possano confermare “la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie troppo larghe della legislazione a partire dall’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima impiegata e di garantire la tracciabilità degli scambi commerciali”.

Un italiano su cinque mette, tra l’altro, in dubbio la qualità di cibi low cost dietro i quali spesso si nascondono, ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi ma, denuncia la Coldiretti, possono a volte mascherare anche vere e proprie illegalità, come è confermato dall’escalation dei sequestri. A preoccupare il 21% degli italiani è invece l’apertura delle frontiere con l’arrivo di alimenti che vengono da Paesi lontani con diverse condizioni sanitarie e produttive, ma che non possono essere ben identificati sugli scaffali per la mancanza di un sistema trasparente di etichettatura di origine.