NUCLEARE: “ACCORDO CON L’IRAN SEMPRE PIU’ VICINO, MA RESTA IL NODO DELLE ISPEZIONI MILITARI”

È sempre più vicino l’accordo tra l’Iran e le sei potenze mondiali sul programma nucleare di Teheran. A Vienna è infatti iniziata la riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi impegnati nei negoziati per arrivare a un’intesa. Ora resta da sciogliere il nodo delle ispezioni ai siti militari della Repubblica islamica iraniana. Si tratta di un accordo che ha il potenziale non solo di rilanciare l’economia dell’Iran, ma anche di rimodellare la geopolitica di tutto il Medio oriente. Per il presidente Usa Barak Obama il negoziato rappresenta la prima priorità di politica estera, anche se molti dei più fedeli alleati di Washington – in particolare Israele e Arabia Saudita – sono contrari ai negoziati.

Stando a quando riferisce il Financial Times, i diplomatici sono alla ricerca di un accordo rapido, ma le attività svolte nel weekend lasciano ipotizzare una conclusione ancora più rapita. Questo perché la Casa Bianca avrebbe bisogno di presentare i termini dell’intesa al Congresso entro giovedì. Lo stesso segretario di Stato John Kerry ha dicharato: “Non siamo ancora dove dobbiamo essere. Ma siamo più vicini di quanto siamo mai stati” in passato.

I cosiddetti 5+1, ovvero i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (Russia, Usa, Cina, Gran Bretagna, Francia), con l’aggiunta della Germania. Hanno approvato il progetto per un accordo a Losanna, in Svizzera nel mese di aprile. Ma tre mesi di discussioni tecniche non sono bastati a completare l’accordo e risolvere le questioni in sospeso. Kerry ha trascorso sei giorni consecutivi con il suo omologo iraniano, Mohammad Javad Zarif. Inizialmente, alti diplomatici occidentali ritenevano che l’Iran stesse cercando di fare marcia indietro su alcune delle questioni concordate nell’intesa preliminare di losanna. La situazione di stallo è apparsa superata dopo che Zarif è volato a Teheran tornando in compagna di Hossein Fereydoun, fratello e stretto collaboratore del presidente Hassan Rouhani, e Ali Akbar Salehi, capo dell’agenzia atomica di Teheran. La loro presenza è stata vista da molti osservatori come un segnale di progresso sulle questione tecnica rimaste in sospeso.

Sembra però che due dei tre punti critici sul piatto di Vienna si siano risolti. In primo luogo la questione della revoca “scadenzata” delle sanzioni, sarebbe stata “in gran parte concordata”. In sostanza, “l’operazione comporterà un alleggerimento immediato delle sanzioni finanziarie e la fine delle sanzioni internazionali imposte dal Consiglio di sicurezza”, come hanno riferito due negoziatori presenti a Vienna. Un compromesso sarebbe stato trovato anche sulla questione di un meccanismo automatico “Snapback”, in base al quale le sanzioni verrebbero ripristinate in caso di mancato rispetto dell’accordo da parte di Teheran: verrà istituito un “comitato di esperti” che dovrà “sorvegliare sulle conformità e riferire al Consiglio di sicurezza”.

Sulla questione della “possibile dimensione militare” del programma nucleare dell’Iran, le parti sarebbero arrivate vicino a una soluzione. Yukiya Amano, capo dell’Agenzia Internazionale per l’energia atomica, ha detto di aspettarsi che le questioni rimaste in sospeso da questo settore saranno “risolte entro la fine dell’anno”.

L’unico vero problema irrisolto sono le ispezioni militari internazionali: Teheran mostra resistenza alle proposte che darebbero agli ispettori internazionali l’accesso ai siti militari sensibili per verificare il rispetto, dopo l’entrata in vigore dell’accordo.